Guerra in Iraq

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Padova, 31 marzo 2003

Sottrare risorse alla lotta contro il sottosviluppo
Questa guerra non uccide solo in Iraq,
ma dovunque si muore di fame e di sete

Purtroppo in pochi oggi seguono la dottrina "Se vuoi la pace, prepara la giustizia"


Caro Senatore, la guerra in corso è una grande sciagura perché è del tutto evidente che è stata scatenata e supportata da (pochi) governi in mala fede, interessati a ridisegnare la situazione in quella zona per i propri fini tra cui c'è ovviamente il controllo degli immensi giacimenti petroliferi, ma anche il desiderio di creare una testa di ponte per potere, al momento opportuno (!), eventualmente regolare i conti con altri Stati dell'area (Iran e Siria prima di tutto), di aprire quei mercati ad una più decisa penetrazione dei prodotti e della cultura statunitense (evito intenzionalmente di dire occidentale), perfino di testare i propri eserciti e le nuove armi, nonché di cancellare le vergognose tracce della passata connivenza tra il regime di Saddam Hussein e il governo degli USA e di altri Paesi europei. E certamente gli esperti saranno a conoscenza di ulteriori motivazioni.
Ciò che mi indigna è soprattutto l'ipocrisia con cui si vuole giustificare l'intervento; sono state addotte le più diverse ragioni, l'ultima delle quali sarebbe la missione di eliminare un sanguinario dittatore. I crimini di Saddam Hussein sono ampiamente documentati e non possono che essere condannati da tutti, il che avviene senza riserve da parte dei cittadini di ogni orientamento politico, compresi i più intransigenti pacifisti che gli esponenti di questo nostro governo attaccano e scherniscono, umiliando il principio stesso della democrazia che è il rispetto delle idee altrui (farebbero bene a rileggersi Voltaire). In sostanza si vuole eliminare Saddam Hussein per impedirgli di uccidere: ma quante persone stanno morendo a causa di questa guerra?
I sostenitori dell'invasione dicono che questi morti sono necessari per salvare molte più vite negli anni a venire. D'accordo. Ma quanto costa questa guerra? Si parla di 80 miliardi di dollari solo per iniziare, per arrivare a 200 e forse più includendo le spese necessarie alla ricostruzione. 10 miliardi di dollari sarebbero sufficienti per combattere e sconfiggere l'AIDS salvando milioni di vite umane, altrettanti basterebbero per portare acqua potabile dovunque (un pozzo costa circa 8000 dollari), permettendo di combattere l'indigenza di molte zone dell'Africa: milioni di persone, la maggior parte dei quali ha meno di dieci anni, avrebbero salva la vita. Gli esempi potrebbero continuare.
Si può quindi dire che se anche solo una parte delle risorse necessarie per questa guerra fossero state destinate a scopi pacifici, avremmo avuto la possibilità si salvare molti milioni di bambini, donne, uomini in tutto in mondo. Il che equivale a dire che questa guerra non uccide solo in Iraq ma e soprattutto in quei luoghi dove ogni giorno si muore di fame, sete, malattie. Dunque, anche volendo abbracciare la fredda legge dei numeri, una dolorosa necessità per i fautori della guerra, proprio essa più che mai condanna questi ultimi e incoraggia chi continua con convinzione ad impegnarsi per fermare il conflitto.
   

Edoardo Arengi

Risponde Tino Bedin

Purtroppo in molti è venuta a mancare la convinzione che pure si era riusciti a costruire negli anni Ottanta: che la lotta alla fame e alla sete sul pianeta non è solo una scelta umanitaria, ma la condizione per evitare conflitti nel mondo. "Se vuoi la pace, prepara la giustizia": era questa la dottrina che la Chiesa cattolica aveva finalmente fatto prevalere almeno a livello culturale se non compiutamente sul piano politico. Ora siamo tornati al "Se vuoi la pace, prepara la guerra": una dottrina che a cominciar dai Romani per finire agli Americani ha consentito di fare la guerra ma non ha mai costruiro la pace.

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20 aprile 2003
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