Immunità parlamentare

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Milano, 4 aprile 2003

Un coordinamento milanese per la giustizia
Immunità parlamentare: uno strumento di garanzia,
non un inammissibile privilegio

Rispettare contemporaneamente elettori ed eletti


Agli Onorevoli Parlamentari dei Gruppi di Opposizione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
Gentili Onorevoli, desideriamo informarvi che si è costituito a Milano un Coordinamento permanente dei movimenti e delle associazioni, sui problemi della giustizia, con la finalità di sensibilizzare i cittadini su tematiche di grande attualità e rilevanza politica e di assumere iniziative coordinate, dirette ad impedire che si stravolgano, da parte della maggioranza di Governo, principi fondamentali e diritti che appartengono, prima che ai singoli, all’intera collettività. Con ciò non si intende creare una sterile e ingiustificata contrapposizione rispetto all’opposizione che si svolge in Parlamento, ma anzi affiancarla, sostenerla e svolgere – all’occorrenza – una funzione di stimolo e di raccordo con i cittadini e le tante forme in cui essi si esprimono e si organizzano.
La prima iniziativa del Coordinamento è stata dedicata all’immunità parlamentare, con un dibattito pubblico svoltosi il 17 marzo scorso, al quale sono stati invitati, ed hanno partecipato, diversi parlamentari ed alcuni costituzionalisti. Ovviamente, si è parlato dei disegni di legge in discussione alla Camera dei Deputati ed anche dei progetti che, non sempre formalizzati, emergono tuttavia sempre più di frequente dalle pagine della stampa quotidiana.
L’esito della serata, affollatissima, è stata di gran rilievo, come gli stessi parlamentari presenti (Mantini, Bielli, Pisapia, Dalla Chiesa, Petrini, Di Pietro) e i costituzionalisti (proffessori Angiolini e Berti) potrebbero direttamente testimoniare.
Di quella serata, alla quale ha fatto seguito una riflessione comune fra i movimenti e le associazioni del coordinamento, si è ritenuto di esprimere una sintesi, attraverso la presente, per rappresentare agli Onorevoli parlamentari dei gruppi di opposizione i punti essenziali che – sul tema – il coordinamento considera acquisiti e precisamente.
1. L’immunità parlamentare, come tale, non è in discussione per nessuno, concordandosi da parte di tutti che essa rappresenta, per il modo con cui storicamente si è configurata, un’essenziale garanzia non tanto e solo per i singoli quanto per l’intera collettività.
2. Peraltro, la disciplina attuale, così come emerge dall’articolo 68 della Costituzione, nella versione definitiva derivante dalla legge costituzionale 29 ottobre 1993 n. 3 sembra al coordinamento del tutto esauriente e tale da porre al riparo l’istituzione parlamentare ed i suoi componenti da ogni pericolo. Non si condivide, perciò, l’ipotesi di soluzioni che possano apparire suscettibili di trasformare uno strumento di garanzia in un inammissibile privilegio.
È noto che vi è una diffusa tendenza a sottrarre le questioni dell’immunità e insindacabilità alla cosiddetta giurisdizione domestica per affidarle ad organi “neutri”. Quale che sia l’opinione al riguardo, è pacifico per tutti coloro che credono nella democrazia che, in ogni caso, sarebbe inammissibile qualunque soluzione diretta a sottrarre alla Corte Costituzionale il doveroso controllo sul corretto esercizio dei poteri da parte degli organi istituzionali.
3. Per ciò che attiene alla disciplina della insindacabilità delle opinioni e dei voti prevista dall’art. 68 comma 1 della Costituzione, non si ravvisa alcun motivo per allargarne i confini, anche perché la Costituzione fa riferimento ad atti compiuti dai membri del Parlamento “nell’esercizio delle loro funzioni”. La giurisprudenza della Corte Costituzionale ha approfondito progressivamente l’ipotesi di atti compiuti fuori dal Parlamento, chiarendo con sempre maggior nettezza che l’insindacabilità può estendersi solo alle opinioni strettamente collegate alla funzione parlamentare, nel senso che vi sia una sostanziale corrispondenza di contenuto e di significati con le opinioni già espresse nell’ambito delle attività tipiche svolte in Parlamento. È del tutto evidente, invece, che la semplice riconducibilità alla funzione parlamentare per atti svolti fuori dal Parlamento, non solo è contraria a tutta la giurisprudenza più recente della Corte Costituzionale, ma finisce per estendere la garanzia dell’articolo 68 al di là di ogni ragionevole limite.
4. Per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche, in cui sia coinvolto anche un membro del Parlamento, appare ovvio che la garanzia prevista per quest’ultimo non può risolversi in un vantaggio per i terzi e in un privilegio per i parlamentari; per cui qualunque soluzione del dibattuto problema deve necessariamente partire dalla normativa attuale (art. 68 c. 3), evitando di creare pericolose estensioni.
5.  Sono insistenti le notizie circa progetti di legge o possibili emendamenti volti a introdurre l’improcedibilità di qualsiasi tipo di procedimento giudiziario per l’intera durata del mandato; e ciò non solo per alcune tra le più elevate cariche pubbliche, ma per tutti i parlamentari. L’opinione del coordinamento è fermissima nel ritenere priva di giustificazione l’introduzione di una disciplina del genere, in qualunque forma, anche perché – come è stato sottolineato in un documento sottoscritto da gran parte dei docenti di diritto costituzionale del nostro Paese – un ulteriore ampliamento delle immunità parlamentari si risolverebbe in un inammissibile aggravamento del pregiudizio per i diritti fondamentali dei soggetti eventualmente “controinteressati”. Insomma, forme di immunità più o meno totale sono incompatibili con i diritti dell’uomo, come è stato anche di recente affermato dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, in due cause che riguardavano specificatamente il nostro Paese.
6. Superfluo aggiungere che qualsiasi ritorno al famigerato istituto dell’autorizzazione a procedere, abolito a furor di popolo e col consenso praticamente di tutte le maggiori forze politiche, nel 1993, costituirebbe un inaccettabile ripiegamento sulla linea di civiltà e di democrazia allora adottata e verrebbe considerato dai cittadini come un’autentica provocazione.
Insomma, e per concludere, è ferma convinzione degli appartenenti ai gruppi rappresentati nel Coordinamento che l’istituzione parlamentare si rafforza tanto più quando le garanzie sono giustificate e comprensibili, mentre l’estensione oltre ogni limite delle garanzie stesse, configurandole – all’occhio dei cittadini – come un privilegio, rischierebbe di peggiorare il rapporto, non sempre facile, fra i cittadini e le istituzioni.
Tutto questo si è ritenuto opportuno rappresentare all’attenzione ed alla cortesia degli Onorevoli parlamentari dei gruppi dell’opposizione, proprio perché – nella loro autonomia – possano valutare anche quali sono i sentimenti e le convinzioni di  tanta parte dei cittadini italiani.      

Il Coordinamento milanese dei movimenti e delle associazioni per la giustizia

Risponde Tino Bedin

La linea di rispetto degli strumenti democratici: cioè contemporaneamente degli elettori e degli eletti, che appare dal vostro documento, è del tutto condivisibile.

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16 aprile 2003
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