Guerra in Iraq

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Argentina, 24 marzo 2003

La proposta di una diplomazia personale e diretta
Ogni parlamentare scriva ad un collega statunitense
per chiedere la pace

Un'idea che può servire anche per non dispendere la solidarietà transatlantica


Entre los derechos que tenemos como ciudadanos esta el de peticionar a las autoridades; por lo tanto entre las muchas iniciativas que podemos tomar para detener esta guerra, esta la de reclamar a nuestros parlamentarios, nuestros representantes, que intercedan, ante sus colegas estadounidenses, cada uno con una carta publlica, pidiendole que persuadan a su presidente de detener la guerra.
Recurriendo al dialogo, instrumento politico por exelencia, los parlamentarios pueden proponer a su vez sus colegas de todo el mundo, a que se comuniquen personalmente con un congresista estadounidense, con una carta, con una llamada telefonica, y de ser posible visitandolo personalmente, pidiendole una contribucion a la paz, tratando de persuadir a su poder ejecutivo de detener esta guerra.
Haciendo al mismo tiempo una difusion publica de estas cartas e invitando a otros dirigentes politicos, sociales, sindicales, religiosos, a periodistas, artistas, intelectuales a hacer lo mismo con sus respectivo colegas en Estados Unidos.
Es una contribucion mas en la cual la politica puede, ayudar a la diplomacia en dificultades, estableciendo al mismo tiempo canales de dialogo entre representantes y dirigentes de las democracias, para la mutua cooperacion, aun en un futuro proximo.
Es una pequenia iniciativa, facilmente realizable, por lo tanto puede concretarse inmediatamente, agregandose a las que estan susediendose en todo el mundo y poniendo un poco mas en sintonia la movilizacion popular con aquella de sus representantes.
Es otra oportunidad mas de contribuir a la paz. En espera urgente de una respuesta favorable.

Carlos Zucconi

Risponde Tino Bedin

La diplomazia diretta è certamente utile. Può rafforzare l'unica... superpotenza che oggi si affianca agli Stati Uniti, cioè l'opinione pubblica mondiale che abbiamo vista in azione proprio in corrispondenza con l'aggravarsi dello scontro. Non ho avuto occasione di conoscere recentemente colleghi statunitensi, ma potrebbe essere l'occasione buona. Sceglierò un senatore e gli scriverò ò, con la rispettosa franchezza che si deve ad un amico, alcune delle ragioni per le quali credo che attaraverso la pace si esca più facilmente dalla paura e dal rischio.
Dovrò anche spiegargli che la maggioranza dei miei colleghi, cioè la maggioranza dei parlamentari italiani, ritiene che l'azione degli Stati Uniti vada sostenuta. Io ho votato contro questo sostegno.
Come lei dice, sarebbe interessante che anche altre categorie di persone nel mondo scegliessero il gesto di amicizia e di franchezza che lei propone. Non dobbiamo infatti solo affrettare il ritorno alla pace; è compito di tutti - pur con gradi diversi di responsabilità - evitare che le incomprensioni e le divergenze diq ueste settimane rompano irreparabilmente la solidarietà transatlantica (per quanto riguarda noi eurooei) e quella americana (per quanto riguarda voi latino-americani).

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24 marzo 2003
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Tino Bedin