Nella più assoluta convinzione che la guerra non sia e, per sua natura non possa essere un mezzo attraverso cui risolvere le controversie internazionali, né possa tantomeno essere il criterio su cui impostare le relazioni fra gli stati, ci dichiariamo nel modo più assoluto contrari ad una qualsiasi azione di guerra nei confronti dello Stato iracheno.
Condividiamo gli sforzi e l'impegno del Papa e della diplomazia vaticana.
In quest'ottica chiediamo al Governo italiano di:
- non collaborare in alcun modo ad una qualsiasi azione bellica nei confronti dello Stato iracheno;
- sostenere chiaramente la linea franco-tedesca e di contribuire alla stesura di un documento unitario che esprima in modo netto la contrarietà dell'Europa alla politica bellica statunitense;
- collaborare attivamente affinché l'Onu e gli organismi ad essa collegati modifichino i sistemi decisionali nella direzione di una effettiva rappresentazione di tutte le Nazioni.
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Gruppo Monselice per la pace
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Risponde Tino Bedin
Condivido sia le premesse che gli impegni che si richiedono in questo momento all'Italia in difesa della pace. Ero a Monselice sabato pomeriggio 8 marzo, alla manifestazione per la pace all'interno della quale ho visto iniziare la sottoscrizione del documento che avete inviato non solo a me. Ero a Monselice perché la pace è ora la principale esigenza che la politica deve saper esprimere: sia perché corrisponde alla volontà (e non solo al sentimento) della grande maggioranza degli italiani, sia perché dobbiamo farcene carico anche per coloro che non possono né parlare né decidere.
Purtroppo, mentre a Monselice e in molti altri luoghi i cittadini chiedevano pace, il governo italiano - per bocca del ministro della Difesa - dichiarava ufficialmente che siamo in guerra, ricorrendo a immagini mitologiche, quasi che così la guerra diventi meno tragica di quello che è: fossero i tempi della Grecia, siano i tempi di Bush.
Io sono un parlamentare di opposizione, ma in questa circostanza so che devo rappresentare la volontà di pace non solo di coloro che mi hanno votato ma anche di molti altri che, pur non avendo scelto l'Ulivo, ora non sono con il Governo. Per informazione dei lettori, segnalo che il messaggio è collettivo e riporta in calce molte firme di cittadini, che si sono dichiarati anche attraverso l'indirizzo e il documento di identificazione. L'appello è stato inviato, oltre che a me, al deputato Ghedini, al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio.
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