Università numero chiuso

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Genova, 14 febbraio 2003

L'interpretazione delle norme sul numero chiuso
Si rischia di "buttare" tre anni di studi universitari
Le leggi che producono disparità tra cittadini vanno cambiate


Le scrivo perchè vorrei attirare la sua attenzione su un problema che coinvolge un gran numero di ragazzi per un totale di circa 1000 famiglie (e non solo ragazzi chi le scrive ha la bellezza di 36 anni).
Il problema a cui mi riferisco riguarda il "sistema" del numero programmato, che le Università applicano ad alcuni corsi di laurea. In particolare i ragazzi che nell'anno 2000 presentarono ricorso al TAR, ebbero la possibilità di iscriversi con "riserva" ai diversi corsi, di frequentare regolarmente le lezioni, di dare esami nel mio caso 8, ma come me molti altri nelle mie stesse condizioni.
Oggi dopo quasi 3 anni la situazione è paradossale. I ricorsisti dell'anno 1999 sono stati regolarizzati, mentre alla maggior parte dei ricorsisti dell'anno 2001 non è stata nemmeno concessa la sospensiva, in mezzo ci siamo noi gli ultimi, vittime di un accanimento che salva i veri responsabili, cioè TAR e Atenei.
Personalmente in questi mesi mi sono dato da fare, lavoro, studio, per non parlare della famiglia. A Genova iscritti con me 10 ragazzi in tutto, altri problemi, ma tutti molto motivati forse di più dei nostri pari corso, così in tutt'Italia nei diversi Atenei. La nostra non è una sanatoria ma è una regolamentazione. Ragazzi già totalmente integrati all'interno dei corsi frequentati: che motivi ci sono per spezzare la carriera universitaria di queste persone? Vogliamo solo studiare, crescere, migliorarci.
A questo punto mi rivolgo a lei; credo che all'interno del suo partito ci siano già alcuni deputati che hanno votato a favore o contro la nostra regolamentazione, come è vero che all'inizio della nostra storia la posizione dei ricorrenti poteva essere vista da taluni giusta e da altri no, oggi dopo quasi 3 anni pensavo che il nostro diritto allo studio fosse perlomeno acquisito, ma visto come sono andate le cose mi sbagliavo. Sono certo però che di fronte a nuove situazioni come quelle relative alla legge che tutela i diritti dei laureati a Fiume in Croazia permettendo loro di iscriversi al quinto anno di corso a Trieste e stabilendo lo stanziamento di fondi, che mi permetta, sono anche attinti dalle tasche della mia famiglia il nostro diritto allo studio è veramente sacrosanto.
La proposta di legge n° 2005 sarà discussa in aula prossimamente; siamo fiduciosi che la situazione sarà capita e che tutto si risolverà anche per merito suo.
La prego senatore Bedin di farmi contattare dalla sua segreteria perché io possa venire da lei a esporle i fatti di persona: alcune sfumature della nostra vicenda vanno tenute in considerazione e non sono contestabili.      

Guido Visenti

Risponde Tino Bedin

Su un punto intanto credo che le posso già rispondere: la legge deve evitare che ci siano cittadini di varie "serie"; ove una disposizione determinasse disparità tra cittadini, essa va subito corretta. Mi pare che questo sia il problema centrale al quale, pur non essendo la materia quella che direttamente seguo in Senato, posso dare il mio contributo.

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16 febbraio 2003
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