In un momento come questo, dove si parla di provvedimenti di clemenza verso chi ha commesso reati, le associazioni antiusura promuovono un provvedimento di giustizia verso chi questi reati li ha subiti e lanciano la proposta di una riabilitazione delle vittime di usura dichiarate fallite.
Le difficoltà finanziarie di un azienda, particolarmente rilevanti nel caso di cicli economici negativi come l’attuale. Con questo sistema bancario e del credito, molte aziende, dovendo far fronte alle pressioni delle banche per il rientro dagli affidamenti (su cui si è costruita negli anni scorsi l’economia delle imprese) in tempi ultrarapidi e illegali (richiesta immediata contro i 15 giorni stabiliti dalla legge) per non entrare nella centrale rischi, che significherebbe il tracollo dell’azienda, si rivolgono agli usurai, entrando in una spirale che li porta al fallimento.
Nel nostro Ordinamento capita che lo strozzino che viene condannato in via definitiva e con sentenza passata in giudicato, scontata la pena, può proseguire una sua vita normale o addirittura tornare a delinquere, trovando la compiacenza del sistema bancario che gli apre conti correnti e concede prestiti senza particolari problemi ( si sa, l’usuraio è solvibile).
Diversamente, la sua vittima dichiarata fallita, non avrà più un’attività economica (né la dignità), poiché considerato immeritevole dal sistema economico e finanziario.
Per correggere questa grave ingiustizia, le associazioni antiusura presentano oggi la proposta di legge che promuoveranno attraverso varie iniziative, tra cui la raccolta di firme di deputati e senatori. Le firme raccolte saranno presentate durante le tappe della carovana antiusura "Dal Tirreno all’Adriatico" che si terrà nei giorni 13,14,15 febbraio.
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Risponde Tino Bedin
Contro l'usura il parlamento ha cercato ed introdotto alcune protezioni, che tuttavia non sono - come dimostra la vostra iniziativa - sufficienti.
Leggerò quindi con attenzione le vostre proposte e, per quanto mi competerà, non mancherò di verificare le condizioni per ulteriori interventi, anche nella direzione da voi indicata.
Non credo tuttavia che da sola la legge possa costituire una salvaguardia. Probabilmente bisognerà che la società, alcune organizzazioni sociali, facciano quello che proprio partendo dall'usura e dai disastri sociali e personali che essa creava e crea è stato fatto in alcuni momenti della storia. I monti di pietà, le "casse peote", le stesse casse rurali costituiscono risposte diverse in tempi diversi, che sono venute dalla società. Riusciremo anche nel tempo del liberismo competitivo a costruire anche strumenti di solidarietà e di mutuo soccorso?
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