Patente a punti

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Castelfranco Veneto (Treviso), 29 dicembre 2002

Il numero di incidenti stradali è così alto che non si può attendere
Nemmeno la patente a punti sarà efficace,
se la legge non verrà applicata con rigore

Non si tratta di essere rigidi, ma di difendere chi sta nella legalità


Gentile senatore Bedin, sono spiacente di disturbarLa, ma purtroppo si tratta di un argomento che mi sta molto a cuore, sia come “operatore del settore”, sia come persona. Si tratta di un argomento di cui si è parlato tanto, ma le cose finora fatte ed i provvedimenti finora presi hanno sortito ben poco o nullo effetto. Sto parlando della sicurezza stradale, uno degli argomenti più spinosi, e una delle “maglie nere” di cui l’Italia potrebbe fare tranquillamente a meno.
Che le strade non siano sicure, questo è un dato di fatto, la nostra rete stradale ha conosciuto una vera e propria esplosione demografica degli automezzi, leggeri e pesanti, a cui però, purtroppo, non si è corrisposta con un aumento delle strade disponibili, o della disciplina e prudenza dei guidatori in generale.
Gentile Senatore, io abito nella provincia di Treviso, nella provincia che detiene il triste primato del maggior numero di incidenti, sia normali che mortali, o da invalidità permanente, in tutta Italia, e quindi, in Europa.
Io stesso, da quando ho conseguito la patente, alcuni anni fa, ho notato un incremento del traffico, e della spericolatezza di molti guidatori, non solamente persone giovani e avventate, ma anche di mezza età. Più di una volta ho rischiato di essere colpito da automobilisti e, in particolare, da camionisti che evidentemente non avevano la voglia, od il tempo, di rispettare una precedenza od un semaforo rosso.
Le forze dell’ordine fanno quello che possono, ma gli uomini non bastano, la prevenzione che viene effettuata non basta. I nostri mezzi sono tecnologicamente non proprio all’avanguardia, e di sicuro non riescono a competere, in qualità e quantità, con altri paesi come l’Inghilterra, e Le dirò, gentile Senatore, che a guardare come le strade inglesi siano divenute sicure, mi si stringe il cuore, vedendo invece i frutti delle strade italiane, che ogni giorno qualsiasi telegiornale è in grado di farci vedere.
Personalmente ricordo, quando sono andato in Spagna, a Barcellona, di essermi fermato ad un passaggio pedonale, in una strada trafficata. Dopo pochi secondi le auto si erano fermate per farmi passare, per darmi quella precedenza che in Italia nessun automobilista si sarebbe mai sognato di darmi, e questo non una, ma molte volte, e ogni volta quasi mi vergognavo di essere italiano.
Le contromisure anche qui stanno arrivando, ma purtroppo sono tardive e, a mio avviso, alquanto insufficienti. La patente a punti è una gran bella cosa, indubbiamente, ma vi sono troppo poche forze dell’ordine che facciano rispettare la legge, e, come credo Lei ben sappia gentile Senatore, che “quando il gatto non c’è”… se devo essere sincero, non ricordo nemmeno l’ultima volta che ho visto un posto di controllo della Polizia o dei Carabinieri, e sì che in questi tempi, essendo in cerca di lavoro da sei mesi, ho viaggiato parecchio per colloqui e fabbriche. Tornando alla patente a punti ho con dispiacere notato che purtroppo questa manchi di severità in quanto, sempre facendo un raffronto con la stessa patente che si trova attualmente in uso in Inghilterra, i punti qui sono ben 20, contro i 12 britannici. La minima sottrazione di punti è pari a 1, contro i 3 d’oltre Manica, e i punti vengono reintegrati dopo due anni, anziché tre. Alcune delle mancanze più comuni non verranno nemmeno punite con la sottrazione dei punti, ma bensì con la semplice sanzione pecuniaria.
Ora non intendo dire che la patente a punti non servirà a niente per il fatto di adottare parametri più “morbidi” rispetto alla versione inglese. Sicuramente la sua efficacia come deterrente sarà minore, ma tutto dipende se la legge verrà applicata con rigore, cosa della quale, sia per la già citata cronica mancanza di uomini e mezzi per il controllo, sia altri fattori, comincio a nutrire qualche dubbio.
Una delle cose che più mi preoccupa, gentile Senatore, è la mancanza della certezza della pena, una preoccupazione espressa non solo da me, ma anche da giudici, avvocati, ufficiali delle Forze dell’Ordine. Purtroppo sempre più spesso si sente parlare di pirati della strada condannati al carcere e con la pena immediatamente sospesa, che dopo pochi mesi possono tornare a guidare. Di veri e propri criminali che, di ricorso in ricorso, fanno cadere il reato in prescrizione. Purtroppo, qui in Italia, solo gli sprovveduti si fanno condannare, chi conosce bene la legge, e sa utilizzarla a proprio vantaggio, può letteralmente usufruire di un altro tipo di giustizia, teoricamente uguale per tutti, praticamente diversa per alcuni.
Io sono sempre stato un grande appassionato di videogiochi, e mi ricordo che molti anni fa c’era un gioco di corse automobilistiche su strade cittadine, nella schermata di caricamento del circuito italiano l’Italia veniva definita letteralmente: il paese dove le leggi vengono prese come “consigli”. Credo che si trattasse di un indice lampante della credibilità e della forza di applicazione delle nostre leggi. Di recente ho avuto modo di parlare con alcuni autotrasportatori, dato che per un certo periodo ho lavorato nel settore, e tutti erano concordi nell’affermare che in all’estero non si sarebbero mai sognati di oltrepassare un limite di velocità, o ignorare una precedenza od un semaforo rosso. Ma qui in Italia potevano tranquillamente indulgere in queste pratiche, in quanto la Polizia o i Carabinieri raramente facevano controlli, e molte volte facevano finta di non guardare. E i frutti di questo comportamento, è il caso di dirlo, si vedono. Anche troppo.
Io spero di non averLa disturbata con la mia missiva carica di amarezza, ma io avrei intenzione di sposarmi, di qui ad un paio d’anni, e avere dei figli, e sarebbe una gran bella cosa farli crescere in un paese dove la legge è un valore in cui credere e fare affidamento, sulla strada come sulla vita di tutti i giorni. Gli incidenti stradali mi hanno già portato via persone a me amiche, oppure le ha inchiodate su di una sedia a rotelle per sempre, io non voglio che succeda di nuovo, per colpa di un auto o di un camion che aveva troppa fretta per rispettare un semaforo rosso o una precedenza.

Andrea Scattolin
Risponde Tino Bedin
Non posso che condividere il contenuto della sua lettera. In particolare anch'io concordo che la migliore forma di educazione è la certezza del controllo e quindi della pena: se nella maggior parte dei casi in cui si viola il codice della strada si fosse puniti, l'attitudine a farsi una legge per conto proprio sarebbe meno diffusa.
Certo, le forze dell'ordine sono quelle che sono, ma ormai il problema è così drammatico che non può non diventare un problema politico a cominciare dalle nostre città. Penso alle decine di auto che parcheggiano sui marciapiedi dei nostri centri, storici o moderni, ed al pericolo che in questa maniera corrono i pedoni, in particolari quelli più deboli.
In questa come in tutte le altre situzioni di violazione del codice della strada, non si tratta di essere "severi" da parte di chi organizza i controlli: si tratta di mettersi dalla parte dei più deboli, di difendere chi non vuole rischiare e rispetta la legge.

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29 dicembre 2002
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