IN DIALOGO TRA CITTADINI |
Catania, 24 dicembre 2002 | |
L'obbligatorietà dell'azione penale messa in dubbio Organizzare la Giustizia sulla base dei mezzi economici? Fare Giustizia è un valore per il quale una società deve mettere tutti i soldi necessari |
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Andrea Consoli |
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Risponde Tino Bedin Caro Consoli, il tema è davvero nuovo e non mi stupisco che lei non trovi materiale per la sua ricerca. Non si stupisca se neppure i parlamentari riusciranno a darle risposte frutto di una elaborazione giuridica, dottrinale e legislativa sufficiente. In Senato io seguo direttamente altre materie. Alla Giustizia mi sono dedicato e mi dedico soprattutto quando sono in gioco l'eguaglianza dei cittadini e la salvaguardia della Costituzione. Quello che lei pone è proprio uno di questi casi: da ciò l'urgenza che il governo metta in pratica quanto il parlamento ha deciso già nella passata legislatura per il reclutamento di giudici. La Destra si è preoccupata nel primo anno e mezzo di governo di mettere "garanzie" per gli imputati prevalentemente quelli ricchi e dunque potenti, invece che garantire i cittadini attraverso un efficiente ordinamento giudiziario. La disponibilità di risorse umane è la base di ogni altro intervento. Il dato economico nella gestione della Giustizia, anche se oggettivamente va considerato, non può comunque - ed è questo il mio parere sull'insieme dei quesiti che lei pone - essere assunto come punto di partenza per l'organizzazione della Giustizia. Il punto di partenza deve essere il "fare Giustizia", come valore civile, democratico e personale al quale dedicare le risorse finanziarie necessarie, fino al punto di ricercarne di nuove attraverso la tassazione se - ma non è il caso dell'Italia - non si riuscisse a trovarle diversamente.
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28 dicembre 2002 di-156 |
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