Onorevole senatore,
la Commissione Bilancio si appresta a terminare i suoi lavori e, dal 9 dicembre, la discussione si sposterà nell'aula di palazzo Madama.
Le notizie che, quotidianamente, vengono riportate sulla stampa evidenziano una lenta agonia per la ricerca, o meglio sembrano già decretarne la morte.
Ho già più volte sollecitato la sua attenzione, e quella degli onorevoli colleghi, su una proposta che, potrebbe non essere condivisibile, ma che penso varrebbe la pena di valutare attentamente.
Due poli opposti difficilmente si attraggono: la ricerca richiede massicci investimenti ed il bilancio dello stato non dispone risorse in tal senso. Da questa situazione di stallo è difficile muoversi se non si fa ricorso a fonti di finanziamento alternative che, in un certo qual modo, non incidano sulle entrate della finanziaria.
Nonostante l'insistenza di Ciampi, di Pera, della Confindustria e di molte ed illustri personalità della comunità scientifica e nonostante maggioranza ed opposizione sembrino marciare compatte sulla necessità di potenziare la ricerca italiana, il governo non riesce a trovare i fondi.
Ed è un vero peccato perchè, ancora ieri, due importanti notizie: la scoperta della mappa del DNA del topo (ad opera di un consorzio che comprende anche laboratori italiani) e la scoperta dei geni che riparano il DNA (da attribuirsi ad una scienziato italiano ed annunciata in occasione di un congresso di oncologi a Rovigo) aprono la porta a spiragli fino a poco tempo fa innaspettati.
Spiragli che non possono essere soffocati ma che anzi devono trovare nuova e vitale linfa con l'incremento delle strutture, dei laboratori e dei mezzi finanziari necessari per poter attuare anche in Italia, dal momento che - come sembra - i cervelli non mancano, una vera e propria politica di ricerca.
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Risponde Tino Bedin
La ricerca, l'innovazione, la sperimentazione non possono essere relegate - come fa l'attuale governo - a materie residue, cui destinare risorse finanziarie sempre minori e per le quali affidarsi al "buon cuore". La legge Finanziaria in discussione è colpevole sotto questo aspetto: proprio nel momento in cui, anche dalla parabola della Fiat, emerge la necessità di una presenza dello Stato non tanto nella gestione dell'economia quanto nella individuazione e nella proposta di un "sistema Italia" che si costruisce appunto con l'innovazione, il governo Berlusconi tagli i fondi alla ricerca. C'è stata la rivolta delle università, ma finora senza risultati.
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