Acque minerali

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

San Giorgio in Bosco (Padova), 29 ottobre 2002

Serve una legge di carattere nazionale
Un contributo ai Comuni per la produzione di acqua minerale
Nel 1995 un emendamento in Senato non trovò i voti sufficienti


Torno a stimolarvi a preparare una proposta di legge nazionale che imponga ai produttori di acque minerali (ma eventualmente anche termali) di devolvere ai Comuni e alle Regioni un contributo sul prezioso liquido estratto. L'Assoacque è favorevole solo se ci sarà una legge nazionale.
La Regione Veneto aveva tentato di imporre un canone commisurato ai litri estratti, ma è stato bocciato dal Commissario di Governo, appunto perchè di competenza dello Stato.
Anche la CTR (Commissione tecnica regionale) ha scritto in occasione dell'ultima istruttoria sulla proroga all'utilizzo delle pompe sommerse all'Acqua Vera, che per quanto riguardava la proposta del Comune di San Giorgio in Bosco che aveva chiesto con Delibera questo contributo, che non si può fare perchè non è in facoltà della Regione (vedi 4.2 istruttoria CTR).
Mi ricordo che nel "Sole 24 Ore" del 22 aprile 1999 era scritto che Enrico Letta e Rosy Bindi avevano dato l'assenso al varo di un schema di decreto legislativo che mirava ad attuare la Direttiva europea n. 96/70 sulla disciplina delle acque di sorgente e a modificare il Decreto legislativo 105/92 che detta norme sulle acque minerali naturali, ma non ne conosco il seguito.
La proposta del Comune di San Giorgio in Bosco era di 1 lira al litro, che per noi sarebbero circa 500 milioni all'anno di vecchie lire.
Resto a disposizione per qualsiasi altro chiarimento e propongo un incontro con i Comuni produttori di acque minerali del Veneto.

Leopoldo Marcolongo
sindaco
Risponde Tino Bedin
In occasione della legge Finanziaria per il 1996 avevo presentato un emendamento che mirava a garantire una compartecipazione dei comuni ai proventi derivanti dall'emungimento di acque minerali. L'emendamento non trovò però in Senato il sostegno né da parte del governo né da parte dei senatori; per evitare di farlo bocciare e quindi di far esprimere il Senato in senso negativo, ho alla fine deciso di ritirare l'emendamento.
Successivamente - come giustamente ricordi - si era pensato che la via maestra fosse quella regionale, anche per la competenza sulle estrazioni.
Visto che anche questo percorso è bloccato, occorre ritornare alla via nazionale ed europea, con la prudenza e la specificità che un settore così variegato e così importante richiede, ma anche con la consapevolezza che l'utilizzo di una risorsa naturale non può essere ad uso esclusivo di privati.

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30 ottobre 2002
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Tino Bedin