Senatore Tino Bedin, apprezzo molto quanto è riuscito a fare e
continua, per la costruzione di una convivenza sempre più pacifica, sempre meno legata agli
interessi - più o meno nascosti - dell'industra della Difesa (o per meglio dire bellica), in questa nostra Italia, democratica ( ancora per quanto?), ed entro la Comunita' Europea.
Ho letto con interesse anche la sua lettera alla "Difesa del Popolo" del 22 settembre "Iraq, cè bisogno di nuova pace".
Domenica scorsa 15 settembre al Palamalagutti di Casalecchio (Bologna) all'incontro della tappa finale iniziativa organizzata dai Comboniani "La pace nelle tue mani, non solo
utopia" eravamo numerosi ad ascoltare Zanotelli, Giulietto
Chiesa, Caselli, Moni Ovadia, mons. Bettazzi ed altri su queste tematiche,
o simili. Ricordo che tra i vari interventi mi ha
colpito una simpatica definizione di mons. Bettazzi, che per
sintetizzare la situazione attuale del commercio internazionale,
come viene inteso e imposto dall'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), (impostazione che molta parte di noi associazioni e cittadini definiamo iniquamente impostata) paragonava i
membri del commercio e i loro rapporti attuali come un sistema di democrazia falsa, non alla pari... "libera volpe in libero pollaio". Purtroppo un tale sistema si ripercuote con terribili
conseguenze sulla vita di milioni di persone.
Domenica 29 settembre riprende - con la prima assemblea dopo la
pausa estiva - la rete Lilliput - nodo di Padova, alla quale anche io con
il gruppo che rappresento aderisce. Come lilliput-padova riprenderemo proprio per questo anno l'impegno in difesa della 185, e parallelaamente la campagna banche armate.
Indipendentemente dalla approvazione o meno della legge (temevamo e temiamo che la maggioranza del Governo riesca ad approvare la legge, senza modifiche , o
con pochissime) intendiamo proseguire comunque, anche se
risulterebbe molto più difficile, con azioni mirate a smascherare le
Banche "armate", e a convincere molti risparmiatori a spostare i loro conti bancari
in banche non coinvolte in finanziamento ad armi.
Ma ora è pioritario e urgente che ci impegnamo, come già in
passato in qualche azione di lobbyng ai senatori della maggioranza,
in pieno appoggio al lavoro che lei sta facendo. Proporrò di tenerci
aggiornati ed agire con invio di e-mail attrraverso il sito
www.vita.it/185 e anche www.retelilliput.org e
www.banchearmate.it . Mi sembra vita il sito più aggiornato dei tre.
Da subito ritengo utile rigirare il suo intervento in allegato alla
mailgroup di retelilliput-padova , così da allertare le circa 30
associazioni aderenti , e prepararsi a qualche azione, a partire da
domenica 29 pomeriggio (assemblea presso padri Comboniani-Padova).
Il 5-6 ottobre prevedo di partecipare con la associazione Ong Aifo
nazionale alla convention della Federazione FOCSIV (30 anni dalla sua
fondazione) a Riccione. Penso che anche Focsiv, e le numerose
Ong aderenti, si attiveranno in qualche modo.
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Risponde Tino Bedin
L'azione delle associazioni è particolarmente decisiva, almeno per evitare che il presidente del Senato assegni alla discussione in aula del disegno di legge sull'industria della Difesa pochi minuti, come avviene generalmente per la ratifica di trattati internazionali. È importante che la maggioranza governativa senta il dovere almeno di discutere pubblicamente e di spiegare perché continua a voler camuffare come accordo internazionale norme che invece sono tutte interne alla logica nazionale. C'è un documento che definisce gli orientamenti possibili di una "politica europea degli armamenti", che la Presidenza spagnola dell'Unione ha presentato nel corso di una riunione informale dei ministeri della Difesa dell'Unione, il 23 marzo a Saragozza. In esso si enunciano una decina di "princìpi", il primo dei quali è mettere la politica degli armamenti al servizio della politica europea di difesa comune "e non il contrario" ("come è successo in alcuni Stati membri dove la politica industriale è determinata dai bisogni o gli interessi delle loro industrie", dice il documento). Il disegno di legge italiano - anche per esplicita affermazione della maggioranza - è invece pensato "al contrario", cioè prima le imprese, poi le politiche di sicurezza e le politiche dell'Unione.
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