La tragedia delle Twin Towers, che ha cambiato il corso della nostra
storia, non è stata un insegnamento significativo per tutti noi, ma
soprattutto non lo è stato per coloro che tengono più o meno saldamente
nelle loro mani il governo del mondo, il destino di qualche miliardo di
esseri viventi.
Il prossimo attacco all'Iraq ha tutto il sapore di una scellerata azione
per estendere il dominio degli Usa sul petrolio e lo si contrabbanda
all'opinione mondiale come il tentativo di fermare una centrale logistica
del terrorismo musulmano, quasi una sorta di crociata contro l'infedele del
21esimo secolo, infedele che è stato negli anni passati ben foraggiato
dalla politica americana per contrastare l'ascesa iraniana, favorendo
l'eccidio continuo del popolo curdo che rinnova nei numeri stermini
passati.
Nonostante gli stati arabi abbiano manifestato la netta opposizione
all'intervento avvertendo dei sicuri ampliamenti del conflitto non solo
nello scacchiere medio-orientale, ma anche in lande surriscaldate da
conflitti locali, nonostante l'opposizione interna a Saddam abbia
condannato il progetto, nonostante gli appelli degli esponenti dell'Onu, di
una parte dell'Europa, della Chiesa, del mondo della cultura, degli uomini
di buona volontà, in nome del dio Danaro, si darà il via ad un ennesimo
olocausto, soprattutto civile, con ripercussioni planetarie che temo
nessuno degli strateghi militari ed econimici, sia bene in grado di
valutare.
In Iraq l'embargo commerciale che dura da 10 anni, anche se alleggerito
pochi mesi fa, miete circa 250 bambini al giorno.... per mancanza di
medicine e cibo. Forse queste cifre non sono suffiicenti? Il dio Danaro
ha bisogno di ulteriore nuovo sangue per rinnovarsi continuamente?
E mentre il summit di Johannesburg si è risolto in un quasi flop nel
tentativo di portare acqua a quasi 2 miliardi di persone, questi venti di
guerra prevedono un consistente incremento della spesa militare portandola
a 700.000 miliardi di dollari (nel mondo), quando con un decimo della stessa
cifra si potrebbe dare una risposta alla sete d'acqua della Terra.
La nostra Costituzione non contempla l'opzione di guerra d'offesa e quindi,
al di là di ogni credo personale, noi non possiamo partecipare a questa
azione punitiva. È giunto il momento che il governo italiano smetta di far
melina e si schieri dalla parte dei giusti, in senso biblico, di coloro
cioè che operano per la risoluzione dei conflitti senza ricorrere alle
armi.
Mi appello quindi a voi parlamentari perché ora non vinca la logica
dell'appartenenza a questa o a quella parte, ma che vinca la volontà del
dettato costituzionale e, io credo, della stragrande maggioranza di
cittadini del nostro Paese, che non vuole avere le mani sporche di sangue.
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