Ravenna, 6 agosto 2002 |
È l'ideologia pedagogica che non si vuole affrontare
La vera droga è il denaro
Anche le istituzioni repubblicane hanno un ruolo da svolgere
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E' diffusissima oggi la lotta per il superamento del problema droga. Se
vogliamo essere obiettivi ritengo che la realtà che sta sconvolgendo la pace
e la serenità sociale non sia certamente la droga. Questa è una conseguenza
di una realtà presente nello sviluppo dei rapporti interpersonali della
società, condizionando in una maniera sconvolgente e provocando conflitti
legati ad interessi e speculazioni economiche. Ogni giorno crescono allarmi
di ogni genere: prostituzione che si espande sempre più incontrollata; è
vergognoso il traffico caotico che specialmente con gli esodi estivi produce
enormi incidenti mortali; omicidi che si stanno moltiplicando in maniera
preoccupante anche nell'ambito familiare.
Come non considerare infine il grido di allarme di Giovanni Paolo II agli
800.000 giovani riuniti in Canada quando dice "mi vergogno dei preti
pedofili".
Leggendo le pagine di cronaca capita di sentirsi impotenti, ma anche di
restare stupiti di fronte alle assurde giustificazioni che vengono proposte
per efferati delitti: si continua a parlare di raptus come quello del
ragazzo che ha ucciso la fidanzata, correndo poi in strada urlando "sono Bin
Laden". La mamma che butta il figlio di 6 mesi nella lavatrice; e se ne
potrebbero citare ancora tantissimi altri.
Non credo ci sia niente di più errato che rapportare tutto ad un raptus
senza fare delle analisi precise e concrete sulle realtà che il personaggio
che si trova al centro di certi gesti ha subito nella sua infanzia, nella
sua giovinezza, nella sua vita. E' comodo parlare di raptus perché si vuole
identificare con la dribblata del raptus la volontà di evitare di prendersi
le proprie responsabilità di non intervenire per migliorare a livello
formativo culturale i membri di questa povera società che sta andando giorno
dopo giorno sempre più alla deriva.
E' l'ideologia pedagogica che non si vuole affrontare e finalizzarla a
promuovere una nuova cultura sia nel singolo che nella massa.
Il Cristo, riportato dal Vangelo, dice agli apostoli che lo interrogano che
la colpa deve essere ignorata non 7 volte ma 77 volte 7 ossia sempre.
Questa dovrebbe essere la base della pedagogia e del rapporto fra l'
educatore e l'educando: un rapporto che non dovrebbe basarsi sul dare degli
ordini e fare delle leggi repressive, ma di moltiplicare gli input per
aiutare l'individuo a costruirsi la sua autogestione comportamentale e dando
a se stesso degli ordini ed evidenziare il proprio equilibrio e il rispetto
della sua dignità antropologica.
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Don Ulisse Frascali Fondazione Nuovo Villaggio del Fanciullo
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Risponde Tino Bedin
Reverendo Don Ulisse, la ringrazio delle sollecitazioni che ci invia riguardo ai giovani e alla società in generale. Lei giustamente inste sulla "via pedagogica" al vero progresso della comunità. Condivido, nel senso che ritengo che anche le istituzioni repubblicane, la Repubblica in quanto sintesi di persone e di comunità, hanno da svolgere un ruolo pedagogico soprattuto in funzione della speranza. Individuare degli obiettivi condivisi, elaborare le strade comuni per tentare di arrivarci: questo un ruolo della politica per dare motivazioni e slanci, in particolare ai giovani.
Non è così; non lo è quasi mai. Ne perdono le persone, che sono prive di riferimenti. Si impoverisce la Repubblica, che non ha forze fresche.
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