IN DIALOGO TRA CITTADINI

Buenos Aires (Argentina), 27 luglio 2002

Si aspetta una voce dell'Ulivo e qualche iniziativa
Il sequestro dei beni argentini in Italia non è coerente con la politica sul debito estero
Ci sono gli interessi degli investitori, ma anche linee di politica internazionale da salvaguardare


Caro amico Tino Bedin, sotto riporto un articolo che si trova nel giornale di oggi, più letto in Argentina.
Sarebbe veramente necessario che si ascoltassero la voce dell'Ulivo e, ancora meglio, iniziative per riparare il cattivo effetto di questa misura giudiziaria sull'immagine di sensibilità italiana, su un tema tanto caro all'America Latina come è il debito estero. E' il tema più importante strutturalmente.
Senza pregiudizio delle forte critiche alla dirigenza attuale in Argentina, è molto brutto un precedente giudiziario e politico di questo genere sul tema del debito estero, nel lungo periodo, è più propriamente una ipoteca sulle future generazione.
Noi stiamo già duramente soffrendo di un cattivo governo, e del debito accumulato originalmente dai governi militari, ma adesso dobbiamo soffrire ancora per queste misure sui nostri beni collettivi, prese da un tribunale di un paese così vicino all'Argentina. E' tutta la società argentina che riceve questo colpo, non solo il governo.
So che c'è anche il diritto del creditore italiano, e la responsabilità politica delle autorità argentine, ma volevo esprimere la mia preoccupazione su questo precedente in tema di "debito estero", e sulla considerazione della Italia, nella opinione pubblica locale.

Carlos Zucconi

OTRA ETAPA EN LA CRISIS: FALLO DE UN JUEZ
Default: en Italia hablan de embargos
Julio Algaraz. CORRESPONSAL EN ROMA.
Un tribunal de Roma dispuso "secuestros conservativos" de bienes de la República Argentina, al darle cabida al recurso reclamado por diez de los 350 mil ahorristas italianos que han quedado enterrados bajo una montaña de bonos de la deuda emitidos por el gobierno argentino, que en su momento resultaron atractivos por la alta renta que pagaban y que segon una estimacion de la ABI (Asociacion Bancaria Italiana) llegaria a los 13.500 millones de euros, la moneda unica europea que actualmente se cotiza a la par del dolar estadounidense.
La decision, aprobada a principios de esta semana, fue anunciada ayer con buen despliegue en su primera pagina por el diario "Il Messaggero", el mas difundido de Roma. Para aclarar los alcances de la medida, los miembros del comite "Creditori della Argentina" daran una conferencia de prenas en el estudio del abogado Giuseppe Mazzuti, patrocinador de los afectados por el default argentino.
En la embajada argentina ante el gobierno italiano no sabian mas que lo que salio en la prensa. "Estamos buscando la sentencia judicial", dijeron dos funcionarios a Clarin.
La sede diplomatica es al parecer el bien inmobiliario mas importante que posee la Argentina en Italia. Una embajada puede ser embargada? Tal vez podrian terminar en manos de los oficiales de justicia los bustos de Bartolome Mitre y Manuel Belgrano, proceres de origen italico, que se encuentran en la vereda frente a la representacion diplomatica.
En Roma se encuentra el embajador italiano en la Argentina, Roberto Nigido, que participa de una conferencia general de embajadores en la cancilleria de Roma. Nigido fue tambien sorprendido por la noticia. "Imagino que seremos llamados a ocuparnos de esto, pero tenemos antes que conocer los terminos de la resolucion judicial, ver su eficacia, saber si es definitiva o no".
Ayer, el abogado Mazzutti, patrocinador de los acreedores que se presentaron a la justicia italiana, dijo que el Comite que representa no demandara a los bancos italianos, "porque creemos que no tienen responsabilidad en este caso".
Este anuncio fue sorprendente, porque los grupos de acreedores acusaron siempre a los bancos peninsulares de haber incitado a sus clientes a integrar en sus carteras de ahorros los titulos argentinos, mas riesgosos, pero que daban jugosos intereses, sabiendo incluso que se trataba de una bomba de tiempo.
Risponde Tino Bedin
Caro Zucconi, il richiamo alla coerenza tra le scelte che l'Italia ha fatto in tema di debito estero e i comportamenti nei confronti della crisi argentina sono quanto mai opportuni. La sua lettera, lo dico per i lettori, fa riferimento alla decisione di un magistrato romano di chiedere il sequestro cautelativo dei beni della Repubblica argentina a garanzia degli interessi dei cittadini italiani che hanno investito in titoli di Stato argenti e che si accorgono ora di aver fatto un investimento rischioso.
Come lei giustamente dice, ci sono certo gli interessi degli investitori italiani, e di questi forse può farsi carico un tribunale, ma ci sono anche obiettivi di giustizia internazionale e responsabilità che non sono direttamente legate all'Argentina, di cui tocca al governi italiano farsi carico in un quadro di impegni di sostegno allo sviluppo e quindi di pace mondiale che l'Italia ha preso e spesso ribadito.

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29 luglio 2002
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