IN DIALOGO TRA CITTADINI

Padova, 14 giugno 2002

Gli animali non possono essere modelli attendibili
Scegliere metodi di ricerca
alternativi alla vivisezione

Il tema della qualità complessiva della vita è essenzialmente politico


Prendiamo spunto da quanto è avvenuto in questi giorni intorno alla vicenda dei 56 cuccioli beagles destinati all'esportazione in Germania per la vivisezione ed esprimiamo il nostro pieno sostegno a tutti coloro che si sono attivati per bloccare il loro infernale viaggio.
Riproponiamo la nostra totale avversione a questa pratica che può essere già validamente sostituita e quindi validamente abolita se solo la scienza volesse applicarsi ai metodi alternativi di ricerca, quelli che le avanzate risorse tecnologiche potrebbero permettere.
Anzi, ci sembra che insistere sulla sperimentazione animale per approdare alla salute dell'uomo, sia oggi una vera e propria sconfitta, basta guardare al nulla a cui è approdata la ricerca sul cancro. Decenni di studi, milioni di animali sacrificati, miliardi di miliardi sottratti, per esempio, a lenire la fame nel mondo (e salvare così quelle 24.000 vittime che ogni giorno muoiono senza che proprio nessuno degli umanissimi occidentali faccia un gesto tanto semplice quanto incruento com'è quello di offrire cibo).
La vivisezione è l'orrore spacciato per scienza. E' la perversione dell'etica che sacrifica esseri viventi indifesi e indifendibili per favorirne altri che sulla tortura basano il fondamento della morale.
Tutti vogliamo aver cura della nostra salute ma non a scapito della nostra coscienza. Non vogliamo che si promuova come bontà e generosità la tortura, non vogliamo che il nostro benessere passi per la sofferenza atroce che gli animali dei laboratori devono subìre. Vogliamo una sicenza etica che innalzi l'uomo e non che lo sprofondi.
Sappiamo che gli animali sono geneticamente tanto diversi da noi e quindi non possono essere modelli attendibili (inutile ripetere la storia di farmaci dagli effetti letali per l'uomo e insignificanti per gli animali), sappiamo che gli animali vengono usati per scoprire ovvietà banali come il danno che la nicotina produce ai polmoni o altre insignificanze del genere, nonchè per ripetere esperimenti, per studi comportamentali inutili all'uomo, per la messa in commercio di nuovi farmaci che di nuovo hanno solo l'aggiunta di vitamina A, B o C ...
La vivisezione è una vergogna dell'umanità, una frontiera impronunciabile (infatti viene tenuta ben nascosta nei laboratori), non si può fotografare, non si può proiettare, non si può mostrare alla gente perchè tutta l'impaalcatura potrebbe saltare in aria. C'è quindi molta vigliaccheria, ipocrisia, mistificazione e manipolazione in quella che non si osa chiamare più con il suo nome "vivisezione" ma eufemisticamente "sperimentazione". C'è anche molta cupidigia, molta tracotanza, ci sono interessi miliardari.
Auspichiamo che la vivisezione venga abolita e sostituita da metodi incruenti ed etici, vogliamo che vengano chiusi tutti gli allevamenti della morte come il Morini che disonorano la società, ci appelliamo alle Regioni affinchè si adoperino per disincentivare il turpe commercio di animali come oggetti, chiediamo che il Parlamento prenda in seria considerazione l'etica e la giustizia, la civiltà e l'umanità e non gli interessi e la barbarie decretando la fine degli esperimenti sugli animali. Suggeriamo ai comuni di proclamarsi contro la vivisezione così come molti ora si proclamano denuclearizzati.
Vogliamo che vengano ascoltati scienziati antivivisezionisti e promosso l'affinamento dei metodi alternativi. Vorremmo che l'Italia che sempre ha dimostrato di avere "anche" cuore, fosse la prima nazione al mondo a pronunciarsi contro la vivisezione.
I tempi sono maturi.

Melania Brolis

Risponde Tino Bedin
Ringrazio chi, come lei, richiama l'attenzione su questioni solo apparentemente non-politiche: la qualità della vita, in tutte le sue espressioni, è invece un tema essenzialmente politico. Non ho le certezze che lei manifesta sulla inutilità delle ricerche condotte sugli animali. Nel momento in cui sarò chiamato a decidere non mancherò comunque di tenere conto della sua posizione.

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27 luglio 2002
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