Lo sciopero generale del 16 aprile è stato indetto per difendere i diritti
dei lavoratori. Questo sciopero si rivolge anche contro un modo sempre più
privatistico di gestire la cosa pubblica, con crescenti condizionamenti da
parte dei poteri forti e con sempre meno libertà sostanziali, individuali e
collettive.
Si avverte il pericolo che si estenda a tutta la società una situazione che
già interessa l'Università, dove le risorse pubbliche sono state (e sono)
gestite in forma privatistica, con la gestione anche diretta dei ministeri
e il pesante controllo del Parlamento da parte dei poteri forti
dell'accademia. Un processo di smantellamento del sistema pubblico e
nazionale delle Università che ha subito una svolta significativa con
l'autonomia finanziaria e che è continuato con l'imposizione della riforma
dei finti concorsi e poi di quella della didattica, che avrebbe dovuto,
comunque, essere preceduta dalla riforma dello stato giuridico della
docenza.
Un'operazione condotta da un potere che nella precedente legislatura, con
metodi senza precedenti all'interno e all'esterno del Parlamento, ha
affossato la legge sulla terza fascia, che avrebbe non solo riconosciuto -
se pure parzialmente - il ruolo effettivamente svolto dai ricercatori, ma
soprattutto avrebbe messo fine alla guerra contro gli Statuti, demoliti da
sentenze a ripetizione a favore di quanti hanno da difendere immensi
interessi accademici, economici e politici.
Un potere che è entrato pesantemente in campo anche recentemente per fare
approvare una legge sugli Statuti che rischia di non proteggere a
sufficienza gli Atenei dagli effetti devastanti delle sentenze della
giustizia amministrativa, impedendo così, tra l'altro, di affrontare la
complessa materia della riforma degli ordinamenti didattici con organi
certi e rappresentativi. Una legge, approvata senza alcuna spiegazione da
parte della Maggioranza e del Governo, con la quale si è voluto raggiungere
l'obiettivo di cancellare quegli spazi di democrazia rappresentati dalla
possibilità prevista in molti Statuti di potere eleggere alle cariche
accademiche anche figure diverse dai professori ordinari. In questa
circostanza, ancora una volta, il CUN e la CRUI, che dovrebbero
rappresentare e difendere l'autonomia e la dignità di tutte le componenti
del mondo universitario, hanno brillato per il loro silenzio-assenso. Ma
sostanzialmente assenti è stata anche una parte di quei professori che
hanno promosso iniziative di mobilitazione a difesa della democrazia nella
Società, continuando a non volersi accorgere che un'azione contestuale -
per certi versi più difficile - è necessaria e urgente per la democrazia
nell'Università.
Tutto ciò è avvenuto malgrado le Organizzazioni della docenza avessero
ripetutamente sottolineato, anche in assemblee alle quali hanno partecipato
Parlamentari della Maggioranza e dell'Opposizione e in incontri con le
Commissioni parlamentari, che il testo del decreto-legge avrebbe rischiato
di peggiorare sensibilmente una situazione già di per sé precaria; risulta
così evidente l'intenzione di portare a compimento il processo di
privatizzazione e di precarizzazione dell'Università italiana.
Per tutte queste motivazioni l'Associazione Nazionale Docenti Universitari,
riconoscendo ragioni comuni nella lotta dei lavoratori italiani per dare
certezza e dignità al loro posto di lavoro, invita tutti i docenti
universitari a partecipare allo sciopero generale del 16 aprile 2002.
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