IN DIALOGO TRA CITTADINI

Roma, 2 aprile 2002

Invito allo sciopero generale del 16 aprile per i docenti universitari
Lo smantellamento del sistema
pubblico e nazionale delle università

La conferma che l'articolo 18 è il simbolo della difesa dei valori di cittadinanza


Lo sciopero generale del 16 aprile è stato indetto per difendere i diritti dei lavoratori. Questo sciopero si rivolge anche contro un modo sempre più privatistico di gestire la cosa pubblica, con crescenti condizionamenti da parte dei poteri forti e con sempre meno libertà sostanziali, individuali e collettive.
Si avverte il pericolo che si estenda a tutta la società una situazione che già interessa l'Università, dove le risorse pubbliche sono state (e sono) gestite in forma privatistica, con la gestione anche diretta dei ministeri e il pesante controllo del Parlamento da parte dei poteri forti dell'accademia. Un processo di smantellamento del sistema pubblico e nazionale delle Università che ha subito una svolta significativa con l'autonomia finanziaria e che è continuato con l'imposizione della riforma dei finti concorsi e poi di quella della didattica, che avrebbe dovuto, comunque, essere preceduta dalla riforma dello stato giuridico della docenza.
Un'operazione condotta da un potere che nella precedente legislatura, con metodi senza precedenti all'interno e all'esterno del Parlamento, ha affossato la legge sulla terza fascia, che avrebbe non solo riconosciuto - se pure parzialmente - il ruolo effettivamente svolto dai ricercatori, ma soprattutto avrebbe messo fine alla guerra contro gli Statuti, demoliti da sentenze a ripetizione a favore di quanti hanno da difendere immensi interessi accademici, economici e politici.
Un potere che è entrato pesantemente in campo anche recentemente per fare approvare una legge sugli Statuti che rischia di non proteggere a sufficienza gli Atenei dagli effetti devastanti delle sentenze della giustizia amministrativa, impedendo così, tra l'altro, di affrontare la complessa materia della riforma degli ordinamenti didattici con organi certi e rappresentativi. Una legge, approvata senza alcuna spiegazione da parte della Maggioranza e del Governo, con la quale si è voluto raggiungere l'obiettivo di cancellare quegli spazi di democrazia rappresentati dalla possibilità prevista in molti Statuti di potere eleggere alle cariche accademiche anche figure diverse dai professori ordinari. In questa circostanza, ancora una volta, il CUN e la CRUI, che dovrebbero rappresentare e difendere l'autonomia e la dignità di tutte le componenti del mondo universitario, hanno brillato per il loro silenzio-assenso. Ma sostanzialmente assenti è stata anche una parte di quei professori che hanno promosso iniziative di mobilitazione a difesa della democrazia nella Società, continuando a non volersi accorgere che un'azione contestuale - per certi versi più difficile - è necessaria e urgente per la democrazia nell'Università.
Tutto ciò è avvenuto malgrado le Organizzazioni della docenza avessero ripetutamente sottolineato, anche in assemblee alle quali hanno partecipato Parlamentari della Maggioranza e dell'Opposizione e in incontri con le Commissioni parlamentari, che il testo del decreto-legge avrebbe rischiato di peggiorare sensibilmente una situazione già di per sé precaria; risulta così evidente l'intenzione di portare a compimento il processo di privatizzazione e di precarizzazione dell'Università italiana.
Per tutte queste motivazioni l'Associazione Nazionale Docenti Universitari, riconoscendo ragioni comuni nella lotta dei lavoratori italiani per dare certezza e dignità al loro posto di lavoro, invita tutti i docenti universitari a partecipare allo sciopero generale del 16 aprile 2002.

L'Esecutivo nazionale
dell'Associazione Nazionale Docenti Universitari

Risponde Tino Bedin
Questa presa di posizione (ma potrei citare anche quella dei giornalisti nella quale sono stato coinvolto) dimostra che lo sciopero generale del 16 aprile va ben al di là della difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori; o meglio: questa difesa è il simbolo di una netta opposizione ad un progetto sociale e politico che la Destra sta realizzando in Italia non solo sul terreno dei rapporti di lavoro, ma su quello più generale dei contenuti della cittadinanza.

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10 aprile 2002
di-059
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