Gentile Senatore Bedin, ho letto la Sua replica alla lettera sul fumo e non può non avermi fatto piacere, ho inoltre colto l'occasione per visitare il Suo
sito. Apprezzo molto la sua rubrica "In dialogo tra cittadini", in quanto è molto
importante che ci sia un filo diretto con l'elettorato.
Venendo a quanto scritto nell'oggetto io sono favorevole ad un divieto
totale nei locali, purtroppo viene spesso visto come una cosa illiberale ed
odiosa, ma secondo me non è così brutta come sembra per i seguenti motivi:
1. i locali più piccoli verrebbero penalizzati sia dalla mancanza di
superficie disponibile, sia dalle spese che ciò comporterebbe;
2. i lavoratori di questi locali sarebbero comunque costretti ad inalare
sostanze tossiche;
3. non sarebbe mai garantita, salvo rarissimi casi, la effettiva
separazione degli ambienti;
4. il divieto assoluto sarebbe di esempio per figure come i bambini, in
quanto metabolizzerebbero già da piccoli l'idea che fumare è un'abitudine
dannosa e da scoraggiare, discorso diverso se invece si creano gli ambienti
adatti, secondo me non si farebbero un'idea reale;
5. in caso di comitiva mista secondo Lei chi ci andrebbe a rimettere? Chi
verrebbe scontentato? Pensiamoci bene;
6. al cinema c'è il divieto assoluto e nessuno è morto per le crisi di
astinenza, questa è la dimostrazione che è solo questione di abitudine, e
non c'è nessuno che "non può farne a meno" per due ore (pensi che al Warner
Village di Parco de' Medici non c'è nemmeno la pausa tra primo e secondo
tempo), tranne qualche caso raro, ma allora esiste anche chi non può fare a
meno di uccidere, di rubare, di violentare donne e bambini, etc.
Per quanto riguarda le droghe, io sono decisamente contrario alla loro
legalizzazione per i seguenti motivi:
1. aumenterebbero i consumatori;
2. Le legalizzazioni non hanno mai risolto nulla, le sigarette stanno lì a
dimostrarlo: 14 milioni di consumatori, e dal 1993 sono aumentati i
giovanissimi (69% in più per le femmine, 35% in più per i maschi);
3. aumenterebbe la pubblicità occulta come per le sigarette (basta vedere
diverse foto di modelle, scene di films e telefilms e quant'altro);
4. si darebbe maggiore margine di manovra alle multinazionali produttrici,
in termini di pressioni sui governi, finanziamenti ad associazioni che
negano i danni, e di informazione;
5. aumenterebbe la piaga del fumo passivo, infatti ora essendo condannata
moralmente e legalmente, i consumatori se ne stanno rintanati come topi,
evitando di appestarci;
6. aumenterebbe il consumo pro-capite, con la scusa del "Non posso farne a
meno...", infatti essendo ora proibita diventa solo una trasgressione del
sabato sera;
7. lo Stato deve scoraggiare l'uso di porcherie, e non deve fare come
Ponzio Pilato;
8. i danni alla salute sono documentati, a differenza di chi ci vorrebbe
far credere che in fondo non fanno nulla.
Ho deciso di parlarne con Lei, in quanto facente parte di uno schieramento
abbastanza favorevole (purtroppo) alla legalizzazione, e perché abbastanza
refrattario (questa è la mia impressione) alla cattiva abitudine, molto
diffusa in politica, di parlare per slogan e frasi ad effetto.
Ho notato che i favorevoli alla legalizzazione non accettano opinioni
contrarie e saltano a pié pari le discussioni sulle argomentazioni che Le
ho espresso.
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Risponde Tino Bedin
I problemi sociali del fumo e della droga sono del tutto diversi. Certo, uno può essere contrario all'uso dell'uno e dell'altra, ma il dibattito e le soluzioni devono essere distinti; altrimenti si rischia di non risolvere nessuno dei due problemi. Mi è parso utile fare questa precisazione, almeno per quanto riguarda l'attività parlamentare e legislativa, perché dalle leggi e dalla politica è giusto pretendere progetti, soluzioni e non solo opinioni. Riguardo al fumo, ho già detto alcune idee nella risposta che lei cita. Aggiungo solo - anche in questo caso da rappresentante delle istituzioni - che va fatta anche una valutazione dei danni alla salute che il fumo comportata non solo dal punto di vista personale (che è già importante), ma anche per i costi in termini di spesa sanitaria e di mancata attività che l'eccesso di fumo determina. Sulla droga mi preme subito chiederle: dove si è fatta l'idea che il gruppo parlamentare Margherita-L'Ulivo sia favorevole alla liberalizzazione? Nemmeno il partito - apppena formato - della Margherita è favorevole: lo dice nel suo programma e lo testimoniano le azioni dei partiti che hanno costituito la Margherita a cominciare dai Popolari, da cui io provengo. Neppure l'Ulivo nel suo insieme, come linea sociale e politica maggioritaria, è per la liberalizzazione della droga. Lo dimostrano le scelte della scorsa legislatura, quando l'Ulivo era maggioranza parlamentare e forza di governo. Sul merito del problema, mi pare che esso vada affrontato con chiarezza ma anche con umanità. Direi con carità, se questa parola appartenesse alla politica. Essa però ci deve appartenere come persone.
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