IN DIALOGO TRA CITTADINI

Conselve, 3 marzo 2002

I sanitari di base lasciati soli di fronte ai pazienti
Alla fine del caso Lipobay in Italia
è rimasto un solo errore medico (forse)

Non è il solo caso di una informazione "gridata", che quasi improvvisamente aggredisce un argomento, lo fa diventare preminente, lo vende e poi lo abbandona


Gentile Senatore, bisogna anche dirlo: i medici di base sono lasciati spesso soli quando avvengono fatti come il Lipobay... E allora si sentono le televisioni e i mezzi di stampa attaccare e di qua e di là; ci vuole sempre l'untore... Il gioco al massacro viene poi fomentato da politici senza scrupoli e i cittadini non capiscono e si arrabbiano con il loro medico di base che ha prescritto il Lipobay.
Ma diciamola tutta: tutte le statine hanno effetti collaterali, così come tutti gli antibiotici, così come tanti, se non tutti, salvavita. E allora, se errore medico c'è stato, questo va certamente collocato, ma non vanno criminalizzati medici che hanno cercato di fare una vera prevenzione.
Il caso Lipobay in Italia si è sgonfiato e ridotto poi ad un solo caso di errore medico, forse: perché sarà da appurare anche questo, vedere lo stato del paziente, ecc.
Prima di sparare la pianista, bisogna a mio avviso essere cauti.

Girolamo Meneghesso
Risponde Tino Bedin
Egregio Dottor Meneghesso, credo di poter condividere in pieno la sua osservazione. Lei giustamente si ribella di fronte ad una informazione "gridata", che quasi improvvisamente aggredisce un argomento, lo fa diventare preminente, lo vende e poi lo abbandona. Alla fine di questo percorso non resta molto: chi ha ricevuto danni non vedrà la riparazione, il sistema generale di produzione non cambierà molto, neppure le leggi saranno diverse: e s elo diventano sotto la spinta della "opinione pubblica", spesso durano poco perché impraticabili.
Come vede, sono anche più preoccupato di lei. Come parlamentare ho seguito in questi mesi particolarmente la questione della "mucca pazza": l'andamento informativo è stato quello che lei ed io abbiamo descritto. Agli atti parlamentari - nelle audizioni che abbiamo fatte al Senato - c'è più volte da parte delle categorie coinvolte, ed anche da parte di qualche collega parlamentare la richiesta di una specie di "censura dell'informazione". Non se ne è fatto niente: giustamente, perché la risorsa di un'informazione non addomestica è irrinunciabile per ogni democrazia. Ma il problema resta: la scoperta di un caso di bse viene oggi messa in una pagina interna, a piccolo titolo; è la stessa notizia che per mesi ha giganteggiato in prima pagina. Qui ci arriva ormai solo il caso di un possibile contagio umano. Cos'è cambiato ora rispetto al allora? Niente. Le leggi sono le stesse. Le possibilità per un bovino di contrarre la malattia erano minime e sono tali anche oggi.
Diciamo che la bse non si vende più, perché intanto non si vede più carne bovina?
Diciamo che del lipobay non si parla più, perché intanto la casa farmaceutica ha dovuto cambiare strategie aziendali e produzioni?
Faccio domande senza generalizzare, ovviamente. Solo per ricordare a me stesso che occorre continuare a farcele: come legislatori, per governare i processi e non subirli; come informatori, per abituare alla critica e non alla paura.
L'abitudine alla paura è una malattia grave: non fa più vendere i giornali e i telegiornali, ma soprattutto rende accettabile tutto dalla politica.
    Partecipa al dialogo su questo argomento
VAI ALLA PAGINA PRECEDENTE | STAMPA LA PAGINA | VAI A INIZIO PAGINA

5 marzo 2002
di-031
home page
scrivi al senatore
Tino Bedin