Caro senatore Bedin,
per l'Alleanza Atlantica è certamente vero che lo scopo di mantenere bombe atomiche in Europa è proteggere la pace, prevenire le minacce e dissuadere da eventuali aggressioni contro i Paesi membri.
Bombe… di pace, verrebbe da sorridere. Anche perché, secondo la Nato stessa, le circostanze in cui l'Alleanza potrebbe utilizzare queste armi nucleari sono "estremamente remote".
Ma la stessa fonte avverte: "La Nato ha la capacità e la risolutezza di imporre costi sull'avversario che sarebbero insopportabili e supererebbero di molto i benefici che qualunque nemico possa sperare di ottenere", qualora la sicurezza di uno qualunque dei Paesi del Patto Atlantico fosse minacciata.
Bombe destinate all'utilizzo, dunque, seppure teorico. E allora, come concludeva nella sua lettera Luigi Giovinazzo, è proprio il caso di discuterne anche pubblicamente.
Commenta Tino Bedin
C'è un tema complessivo che l'aggressione russa all'Ucraina ripropone alla discussione democratica mezzo secolo dopo che esso è uscito dall'attenzione dell'opinione pubblica: è il tema della pace intesa come bene primario e collettivo. Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento la pace era un tema politico necessario perché noi europei vivevamo nella Guerra Fredda; era anche un tema civile diffuso perché a noi europei non bastava l'assenza di guerra.
Non ci bastava quindi già allora la deterrenza nucleare, di cui le bombe ancora ospitate in Italia sono l'eredità non solo militare ma anche culturale.
Per questo la discussione pubblica (e quindi politicamente impegnativa per i partiti) non può limitarsi alle domande sulla "gestione" delle bombe nucleari a Ghedi e ad Aviano. Riprendiamo un'appassionante e collettiva ricerca di un mondo in pace, dove tutto quello che prepara alla guerra sia consegnato davvero alla storia.
|