Caro Tino,
ho saputo che sabato prossimo 6 novembre padre Bartolomeo Sorge sarà ricordato a Castelfranco Veneto ad un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 2 novembre del 2020. Castelfranco è la città adottiva di questo rinnovatore coraggioso della Chiesa italiana, protagonista della cultura socio-politica e - con la fede e la cultura - grande formatore di cattolici democratici. Mi fa quindi piacere che la Chiesa castellana ne alimenti la memoria e ne approfondisca le esperienze.
Ho abbastanza anni per avere imparato da padre Sorge come sollevare domande (a se stessi e alla propria comunità) sui fenomeni sociali e politici, elaborarne criteri di interpretazione in un orizzonte di fede (anche in parrocchia, anche nell'associazione ecclesiale), per potersi formare una propria opinione e decidere nell'agire concreto (sapendo che tocca a ciascuno di noi, come persone e come comunità).
Per questo oggi, primo anniversario della sua morte, è per me un giorno di memoria di padre Sorge. Per me è memoria e attualità, perché ascolto ora in Papa Francesco molte delle profezie di padre Bartolomeo Sorge.
Papa Francesco continua a gridare che la pace sociale non si ottiene mettendo a tacere i più poveri. Le rivendicazioni sociali, la redistribuzione delle entrate fiscali, l'inclusione sociale dei poveri non consentono un'effimera pace per una minoranza felice. È la continua lezione di padre Sorge, che non è stata appresa a sufficienza né al tempo della Primavera di Palermo né quanto la globalizzazione ha accentuato le disuguaglianze, e la perdita di reddito e di sicurezza economica e sociale ha contribuito alla diffusione del populismo da parte di chi specula sul male del popolo per fare i propri interessi.
Commenta Tino Bedin
Per un po' di anni, tutti quelli necessari, il 2 novembre dovrebbe richiamare in forme pubbliche padre Sorge. Come te, caro Guglielmo, sono perciò grato alla Chiesa di Castelfranco Veneto per aver iniziato questo percorso.
Conto che lo facciano anche i laici: intendo i christifideles laici, cioè i laici ai quali padre Sorge ha principalmente dedicato il suo accompagnamento.
Mi sembra necessario che quanti fanno (o hanno fatto) politica seguendo la dottrina sociale della Chiesa tengano fra i propri riferimenti proprio il gesuita che da ragazzo ha avuto la sua prima formazione, come ricorda mons. Stefano Chioatto, nel patronato di Castelfranco, fucina di idee e persone che hanno segnato la vita sociale e politica castellana e non solo, primi fra tutti i fratelli Domenico e Gino Sartor.
Si tratta di protagonisti del cattolicesimo sociale veneto, oggi apparentemente "alieni" rispetto alla società che si riflette in Luca Zaia presidente del Veneto. Mi chiedo se il Veneto che ha formato padre Bartolomeo Sorge, Domenico e Gino Sartor, Tina Anselmi, Luigi Gui, Fernando De Marzi possa ritrovare oggi quella sua identità; soprattutto, come possa riconoscerla. Penso che una frequentazione assidua delle lezioni di padre Sorge potrà far immaginare la modernità di quella visione sociale e politica, che ha riscattato il Veneto dei metalmezzadri e che ha oggi contenuti adeguati al protagonismo delle generazioni più giovani.
Potremmo cominciare studiando il libro-intervista con Chiara Tintori, Perché il populismo fa male al popolo. Le deviazioni della democrazia e l'antidoto del "popolarismo", pubblicato da padre Bartolomeo Sorge quando aveva già novant'anni, quando cioè era non solamente un esperto, ma anche un testimone.
Sono tre, indica padre Sorge, le crisi che il popolarismo contemporaneo è chiamato a riconoscere e quindi ad affrontare: economica, politica e culturale. La prima ha provocato una contrazione produttiva e delle opportunità di lavoro, portando con sé un aumento costante delle disuguaglianze. La seconda si manifesta nella progressiva perdita di capacità di rappresentanza degli interessi dei cittadini da parte dei partiti. La terza comprende, tra gli altri, il disorientamento provocato dalle migrazioni, la diffidenza verso il "diverso" e il bisogno di sicurezza.
|