Caro Bedin,
la sua presentazione mi ha invogliata ad andare a leggere il videomessaggio di Papa Francesco all'Incontro mondiale dei Movimenti popolari. Oltre a quanto da lei descritto, vi ho trovato fra le urgenze fatte esplodere dalla pandemia anche la condizione giovanile.
"Voglio fare riferimento - ha scritto il Papa - anche a una pandemia silenziosa che da anni colpisce i bambini, gli adolescenti e i giovani di ogni classe sociale; e credo che, in questo tempo d'isolamento, sia cresciuta ancora di più. Si tratta dello stress e dell'ansia cronica, legata a diversi fattori come l'iperconnettività, lo smarrimento e la mancanza di prospettiva di futuro, che si aggrava senza un vero contatto con gli altri - famiglie, scuole, centri sportivi, oratori, parrocchie -; insomma, si aggrava per la mancanza di un vero contatto con gli amici, perché l'amicizia è la forma in cui l'amore risorge sempre".
Devo dire che sono rimasta sorpresa: il Santo Padre ci ha mostrato che la questione giovanile sta interrogando l'umanità intera. Ciascuno ne vede magari un pezzetto, ma avere consapevolezza che milioni e milioni di genitori sono chiamati a dare risposte ci fa sentire meno soli, anche se non meno preoccupati.
Preoccupazione grande, che il Papa mostra di comprendere bene: "Ci sono molti altri giovani che sono tristi, che forse per sentire qualcosa in questo mondo hanno bisogno di ricorrere alle consolazioni a buon mercato che offre il sistema consumistico e narcotizzante. E altri - è triste - altri scelgono proprio di uscire dal sistema. Le statistiche di suicidi giovanili non vengono pubblicate nella loro totale realtà".
In questo quadro mi pare necessario insistere con tutte le misure necessarie per tenere aperte le scuole e limitare al massimo la didattica a distanza. Capisco le difficoltà e il peso che tutto il personale scolastico dovranno affrontare, mi rendo conto dei dubbi del personale sanitario, ma anche la condizione giovanile, come dice Papa Francesco è una pandemia e il fatto che sia "silenziosa" non la rende meno pericolosa socialmente ed anche clinicamente.
Commenta Tino Bedin
Vedo che in questo spazio di dialogo su Euganeo.it tornano ancora i giovani. È un segnale di umanità.
Aggiungo anch'io un'altra citazione dal videomessaggio di Papa Francesco ai Movimenti popolari: "Sono convinto che il mondo si veda più chiaramente dalle periferie. Bisogna ascoltare le periferie, aprire loro le porte e permettere loro di partecipare. La sofferenza del mondo si capisce meglio insieme a quelli che soffrono". I giovani sono oggi una periferia del mondo: o perché sono troppo pochi come in Italia o perché sono troppi in rapporto alle risorse dei loro paesi di nascita. Tenere aperte le scuole è dar loro un segnale che altre porte si apriranno per loro nella vita.
Per permettere loro di partecipare occorre adoperare il loro linguaggio. Molti tra noi adulti sono convinti di dover imparare il linguaggio dei social per dialogare con i giovani. Papa Francesco ne suggerisce un altro: "In questo momento non bastano il cervello e le mani, abbiamo bisogno anche del cuore e dell'immaginazione: abbiamo bisogno di sognare per non tornare indietro. Abbiamo bisogno di utilizzare quella facoltà tanto eccelsa dell'essere umano che è l'immaginazione, quel luogo dove l'intelligenza, l'intuizione, l'esperienza, la memoria storica si incontrano per creare, comporre, avventurarsi e rischiare".
Il Papa suggerisce il sogno come un linguaggio universale, ma sembra quello "nativo" dei giovani, per l'età in cui non si vuole tornare indietro, nell'età in cui si è più disposti ad avventurarsi e a rischiare.
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