Caro Tino,
nelle persone che conosco c'è molta attesa per il vaccino contro il Covid; lo aspettano con fiducia nella scienza e anche come una liberazione.
Arrivano però notizie di rifiuti della vaccinazione. Le motivazioni sono varie, ma al fondo mi pare di constatare soprattutto l'affermazione di un principio di libertà individuale: decido io quello che mi pare bene per me. È vero che la pandemia ci sta imponendo da un anno pesanti limitazioni alla nostra libertà personale, ma non mi pare riconquistare questa libertà proprio nei confronti della vaccinazione.
Non mi pare giusto perché se su dieci persone nove ci vacciniamo ed uno no, anche quello che non si vaccina sarà sicuro; ma se anche gli altri nove avessimo fatto come lui, saremmo tutti dieci in pericolo. Insomma, chi non si vaccina pretende di sfruttare la scelta degli altri.
In secondo luogo, la presunta libertà di non vaccinarsi si scontra contro la mia libertà di vivere in salute. Ciascuno di noi infatti contribuisce a rendere più sicuro se stesso e gli altri che incontra.
Giustamente lo Stato non ha reso obbligatoria in questa fase la vaccinazione, contando sul senso di comunità delle persone. Se però questo senso di comunità dovesse risultare pericolosamente scarso, non mi dispiacerebbero norme persuasive: penso in particolare a quanti hanno come lavoro la cura e la tutela di persone anziani e malate e quindi pericolosamente esposte agli effetti più tragici del virus.
Commenta Tino Bedin
Persone che lucrano i vantaggi di vivere in una comunità senza farsi carico dei corrispondenti oneri che la comunità richiede non si stanno manifestando solo nella pandemia. A questa categoria appartengono, per esempio, gli evasoti fiscali. Nel caso del rifiuto del vaccino l'atteggiamento è più immediatamente drammatico, perché può avere come conseguenza la morte di qualcuno.
L'atteggiamento è comunque diffuso dalla mentalità individualistica coltivata dal liberismo. Nell'ultima enciclica "Fratelli tutti" Papa Francesco lo rappresenta così: "La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l'umanità. Neppure può preservarci da tanti mali che diventano sempre più globali. Ma l'individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Inganna".
Non era quindi solo un'affermazione di principio quella fatta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 21 dicembre dello scorso anno, una settimana prima che cominciassero le vaccinazioni anticovid nell'Unione Europea: "La moralità della vaccinazione dipende non soltanto dal dovere di tutela della propria salute, ma anche da quello del perseguimento del bene comune".
Papa Francesco tre settimane dopo l'aveva ribadita così: "È un'opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri".
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