Caro Bedin, di fronte alle difficoltà di gestione dei contratti per i vaccini anticovid stanno rispuntando le voci critiche nei confronti dell'Unione Europea. Sono sempre gli stessi, in Italia la destra di Salvini e di Meloni, che per tenersi i voti hanno bisogno di diffondere paure e scontento. Non voglio difendere l'Europa ad ogni costo e certamente bisognerà che l'Ue si interroghi di fronte alla sua impreparazione nei confronti dei colossi farmaceutici mondiali. Però il populismo della destra non fa gli interessi degli europei (e quindi degli italiani) perché illude che sia possibile all'Italia trattare più efficacemente dell'Europa con il capitalismo farmaceutico globale.
Fa insomma perdere il senso delle proporzioni, come contribuisce da tempo al dissolversi di quella che Papa Francesco nella sua ultima enciclica ha chiamato la coscienza storica, senza la quale - ha scritto - si mette in pericolo l'ideale di un'Europa veramente unita e umana. Il Santo Padre ritorna frequentemente sui rischi che corre questo ideale ed è ancor più significativo il suo richiamo, perché viene da una persona che ha una storia culturale e politica non europea.
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L'enciclica "Fratelli tutti" è esplicitamente dura contro i populisti e mette in guardia in particolare i cristiani da coloro per i quali oggi in politica "vincere è sinonimo di distruggere" e spesso fanno leva sulla religiosità dei loro elettor: "È inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalità e questi atteggiamenti, facendo a volte prevalere certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede".
Sul finire degli anni Quaranta del secolo scorso gli abitanti dell'Europa avevano nelle loro famiglie, nelle loro città il massacro reciproco di milioni di persone: risentimenti e paure erano quindi ben presenti e facili da coltivare da chi avesse voluto solo il consenso elettorale. E invece De Gasperi e Schuman, Adenauer e Spaak ebbero il coraggio di proporre ciascuno al proprio popolo una strada diversa da percorrere insieme come europei.
Anche ora gli europei sono davanti ad una strada nuova: la globalizzazione per le dimensioni dei suoi attori (imprese e stati) può svuotare la democrazia e la libertà; possiamo dividerci e arrenderci uno a uno oppure provare insieme a partecipare al governo della globalizzazione.
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