Epidemia Covit-19
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Milano, 30 marzo 2020

Questa volta non sono bambini, ma persone anziane con disabilità
"La strage degli innocenti": alle persone più fragili
è negato l'accesso alle cure

Un regresso sul piano costituzionale e sul piano della speranza di vita per tutti, anche per chi oggi è attivo

Questa volta gli innocenti non sono bambini, ma persone anziane con disabilità. Ma muoiono lo stesso, a centinaia. Tanti a casa a loro, molti di più nelle residenze socio-sanitarie regionali. Sono le persone con disabilità e fragilità, soprattutto anziane ma non solo, a cui in queste settimane è stata negata ogni forma elementare di difesa dal Covid19 e che ora stanno pagando con la vita questa negligenza.
A queste persone, infatti, una volta contratta la malattia, viene negato l'accesso ai pronto soccorso e agli ospedali, lasciandole morire nei loro letti. Muoiono nelle case o nei servizi residenziali, senza poter avere accesso a tutte le cure a cui vengono invece sottoposte le persone che riescono ad essere ricoverate. Viene attuato così, in modo silenzioso, quanto già previsto dalle "linee guida" degli anestesisti italiani: di fronte alla carenza di posti letto in terapia intensiva viene data la precedenza alle persone giovani e senz'altre patologie rispetto a quelle anziane con patologie pregresse.
Le persone che li assistono, si tratti di parenti o di operatori sociosanitari, rimangono ancora sprovvisti delle mascherine e dei dispositivi di protezione necessari per evitare di contagiare e di essere contagiati. Anche nella distribuzione "pubblica" dei DPI, infatti, sono state privilegiate, sinora, le strutture sanitarie rispetto a quelle sociosanitarie.
Sono persone che muoiono nel silenzio: spesso non rientrano neanche nel conteggio dei "decessi per Covid19" perché a loro è stato negato anche il diritto alla diagnosi, prima ancora che al trattamento e alla cura, come già alcuni sindaci stanno denunciando. Persone che, si dice, "sarebbero morte lo stesso" e che invece, lo sappiamo e lo dicono anche le statistiche, se curate in modo adeguato avrebbero potuto continuare a vivere chi per uno, chi per due, chi per dieci o vent'anni.
Non vi è nulla di naturale in questa scelta crudele di sacrificare le persone più fragili, illudendosi così di salvare quelle più forti. Con le loro vite stiamo sacrificando anche la nostra dignità, la dignità di ognuno di noi. Per alcuni, per molti di loro, siamo ancora in tempo a cambiare rotta.
Facciamolo!
Forniamo subito agli enti gestori tutti i presidi di protezione, i medici, i farmaci necessari per garantire diagnosi e cure tempestive. Permettiamo alle persone con disabilità di qualunque età di poter accedere, almeno in condizioni di parità rispetto al resto della popolazione, alle terapie intensive quando utile e necessario.
Non neghiamo a nessuno la speranza e la possibilità di poter guarire e vivere.

Forum Terzo Settore Lombardia, Ledha, Uneba Lombardia,
Alleanza Cooperative Italiane-Welfare Lombardia

Sottoscrivono il documento:
Acli Lombardia, Aism Lombardia, Ancescao Lombardia, Anffas Lombardia, Anteas Lombardia, Arci Lombardia, Arlea, Associazione Banco Alimentare Lombardia, Auser Lombardia, Cnca Lombardia, Ceal, Federazione Regionale Lombarda Società San Vincenzo de' Paoli, Movimento Apostolico Ciechi Milano, Movimento Apostolico Ciechi Varese, Uildm Comitato Lombardo

Commenta Tino Bedin

Questo drammatico documento fa seguito ad un comunicato, altrettanto drammatico, di qualche giorno fa delle case di riposo della provincia di Varese, che pure abbiamo pubblicato.
Per andare ancora più in profondità, possono servire alcune dichiarazioni dell'avvocato Luca Degani, presidente regionale dell'Uneba in Lombardia (una delle organizzazioni firmatarie); noi ci siamo limitati a cucirle insieme.
"Abbiamo un'emergenza che non ci aspettavamo e una pandemia che non sappiamo gestire, perché dobbiamo gestire delle strutture per anziani e disabili che sono state pensate per garantire a delle persone ultraottantenni con comorbilità una lungodegenza"; in questa situazione qualcuno ha "deciso che non hanno diritto alle cure ospedaliere, alla terapia intensiva o al tampone. Devono restare in Rsa a gestirsi un'infezione che per la loro età per la loro comorbilità li vede come i soggetti più a rischio morte. Con l'effetto che queste persone, che sono parte della popolazione, si trovano in strutture inadeguate a gestire l'acuzie nelle mani di personale che non è formato per questo: se decidi che non possono arrivare agli ospedali, allora devi decidere che il sistema aiuta queste strutture". A morire è "una generazione che sicuramente ha meno capacità in termini di sopravvivenza, ma che nell'ottica di un'economia dello Stato è quella più patrimonializzata, che probabilmente ha dato di più dal punto di vista tributario ed è quella che però oggi sta costando tanto dal punto di vista previdenziale"; una generazione a cui spettano "la dignità, il diritto di sentirsi presi in carico da un sistema che loro stessi hanno costruito", mentre in questa emergenza "l'ospite delle Rsa non può entrare nel sistema, perché la scelta è di non far entrare quel tipo di età, non perché non possa guarire, ma perché ha molte meno possibilità e con la sua presenza ne toglie ad altri". Da parte mia due soli spunti.
Viene così meno la base universalistica del Servizio sanitario nazionale, che ha il suo fondamento nella Costituzione.
È utile segnalare alle generazioni oggi attive i rischi che si innescano per il loro futuro da vecchi con comportamenti come quelli segnalati in Lombardia. Papa Francesco ne ha accennato all'udienza generale del 25 marzo scorso: "Al di là delle emergenze, come quella che stiamo vivendo, si tratta di agire sul piano culturale ed educativo per trasmettere alle generazioni future l'attitudine alla solidarietà, alla cura, all'accoglienza, ben sapendo che la cultura della vita non è patrimonio esclusivo dei cristiani, ma appartiene a tutti coloro che, adoperandosi per la costruzione di relazioni fraterne, riconoscono il valore proprio di ogni persona, anche quando è fragile e sofferente".

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20-di-09
2 aprile 2020
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Tino Bedin