Epidemia Covit-19
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Cadoneghe (Padova), 18 marzo 2020

Senza dimenticare i difetti e anche gli scandali
Il coronavirus ci fa riscoprire il nostro Servizio sanitario nazionale: universalistico e solidale
C'è stato un disegno di commercializzazione della salute, che ne ha fatto un genere di consumo

Ciao a tutti.
Ho liberamente rielaborato, assieme al sen. Tino Bedin, un testo del 15 marzo 2020 di Livia Turco sul Servizio Sanitario Nazionale, testo che è reperibile nella sua interezza in www.liviaturco.it.
Il momento che stiamo vivendo, le preoccupazioni per le fragilità e le precarietà che ci accomunano tutti, mi spingono a trasmettere a voi queste mie riflessioni (che mie non sono!) per condividere l'orgoglio e la riconoscenza per le scelte lungimiranti fatte dal Parlamento italiano nel lontano 1978 con l'approvazione della legge 833/78 che eliminava l'iniquo sistema delle Mutue.
Ribadire oggi l'assoluto primato del Sistema Sanitario Nazionale non significa dimenticare i casi di malasanità, o tacere i tagli operati negli ultimi decenni dai Governi centrali, né tanto meno sottovalutare le scelte, talvolta clientelari, operate dai Consigli Regionali a favore della Sanità privata (in primis il leghista Zaia nel Veneto), né tanto meno dimenticare gli scandali di chi ha rubato alla sanità pubblica ed è stato condannato (come il celeste Formigoni, governatore della Lombardia, condannato a oltre 5 anni di carcere), né sottovalutare le cause dell'attuale carenza di medici, imputabile alle irrazionali programmazioni fatte dalle Facoltà di Medicina.
Siccome è una priorità salvaguardare il sistema sanitario nazionale (soprattutto per non togliere i servizi ai più bisognosi), nel mio piccolo dò un contributo del tutto minimale scrivendo qualcosa (assieme a Livia Turco e a Tino Bedin) su un tema che andrebbe sicuramente approfondito.
Intanto vi invito a leggere l'allegato, grazie.
In queste giornate tragiche siamo tutti ammirati della dedizione e della professionalità dei nostri medici, infermieri, operatori sanitari, scienziati.
Molti commentatori fino a ieri ci propinavano il racconto del Servizio Sanitario Nazionale come un cumulo di inefficienze e di sprechi e nascondevano, invece, il bene quotidiano che la Sanità Pubblica ha prodotto e produce in Italia, in nome dei principi di dignità, salute, equità, appropriatezza ed economicità, previsti dalla L. 833/78, assieme a prevenzione e riabilitazione.
Oggi, di fronte alla dimostrazione di forza, autorevolezza ed umanità nell'affrontare il male del virus oscuro, tutti tessono le lodi della Sanità Pubblica.
Finalmente!!! Finalmente la larga opinione pubblica, i media, gli intellettuali, tutte le forze politiche apprezzano il SSN, un bene prezioso, costruito in 40 anni.
Pertanto, se vogliamo veramente rendere onore ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari, di ieri e di oggi, dobbiamo tutti avere il coraggio di dire: scusateci, abbiamo sbagliato. Abbiamo sbagliato a sentire e vivere la sanità pubblica come spreco, inefficienza, corruzione; a raccontarne solo le indubbie e gravi criticità.
Nella battaglia contro il virus abbiamo un motivo in più per apprezzare il nostro Sistema Sanitario così come l'ha voluto il Parlamento Italiano: solidale e universalistico, cioè finalizzato al bene di tutti i cittadini.
Il Servizio Sanitario Nazionale è nato nel 1978, con la legge 833/78 sostenuta da una forte partecipazione popolare di lavoratori e lavoratrici, da un contributo competente di medici e professionisti, da un serio dibattito fra le forze politiche, da un profondo dialogo parlamentare (relatore alla camera fu Danilo Morini, deputato del PCI di Reggio Emilia), guidato da personalità che avevano nel cuore - loro sì! - la Politica come Bene Comune, come la Ministra della Sanità, la democristiana Tina Anselmi ed il medico e scienziato comunista Giovanni Berlinguer.
Tanti altri ministri hanno continuato a adeguare la legge n. 833/78 all'evolversi delle situazioni e ad integrarla; pensiamo a Carlo Donat Cattin, a Maria Pia Garavaglia, a Rosy Bindi.
E poi ci sono le Regioni che hanno provveduto ad attuarla, come l'Emilia Romagna che ha realizzato 104 Case della Salute e 18 ospedali di comunità (le strutture territoriali che oggi sarebbero indispensabili anche in Veneto e in Lombardia per fermare la pandemia).
Oggi dobbiamo continuare a valorizzare il primato indiscutibile del Sistema Sanitario Pubblico; per questo occorre trovare nuove risorse, fare investimenti sul personale, sostenere la ricerca, inventare una governance che si misuri con la natura globale dei problemi.
Come si sta facendo. Come stanno facendo il Governo e le istituzioni tutte della Sanità pubblica e privata.

Carlo Lazzaro

Commenta Tino Bedin

Il Servizio sanitario nazionale non è stato oggetto solo di contumelie, offese e bugie. Contumelie, offese e bugie sono servite ad alzare la polvere dietro la quale rendere meno chiaro il disegno di commercializzazione della salute che prima gruppi imprenditoriali italiani, poi gruppi finanziari globali hanno attuato in Italia. Parlo di commercializzazione e non di privatizzazione (termine più frequentemente usato sia da sostenitori che dai detrattori del Ssn) perché l'obiettivo non è tanto il passaggio dalla gestione pubblica a quella privata di un servizio costituzionale (che in quanto tale non può che essere comunitario), ma la trasformazione della salute in un genere di consumo.
Il consumismo non si limita a soddisfare i bisogni; tende per sua natura ad indurli e ad accrescerli. È quanto avviene con costi a carico della comunità. Il consumismo, per sua natura, si sviluppa nei "generi di largo consumo", quelli meno rischiosi dal punto di vista imprenditoriale, perché vendibili a larghe masse di consumatori. La commercializzazione della salute ha confermato la regola generale: la celebrata sanità privata non è in grado (se non in pochi e storici istituti) di sostituire e nemmeno di affiancare la sanità pubblica nelle terapie intensive, nei ventilatori, nelle intubazioni.

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20-di-05
20 marzo 2020
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Tino Bedin