Caro Bedin,
penso che anche a lei stiano arrivando proposte da parte di banche e di promotori finanziari per la sottoscrizione di strumenti finanziari "verdi": obbligazioni o certificati che risponderebbero all'obiettivo di salvare il pianeta dall'inquinamento e dai mutamenti climatici. Devo dire che la cosa mi insospettisce un po'. Non vorrei che si sia intravisto nell'economia verde e nella finanza verde un nuovo strumento di speculazione e di profitto.
Sono ovviamente d'accordo su una maggiore attenzione all'ambiente naturale e umano. Le istituzioni finanziarie fanno bene a rispondere allo stimolo che in proposito viene dalla società: ci siamo infatti resi conto che l'economia sostenibile, l'energia più pulita, la lotta all'inquinamento sono sfide inevitabili se vogliamo dare un futuro al nostro pianeta e all'umanità.
Non vorrei però passare per ingenuo. Non posso infatti dimenticare che è partita dalle banche più grandi la più grave crisi finanziaria ed economica globale nella storia dell'umanità. E in Italia si stanno ancora svolgendo processi per banche locali che hanno azzerato i risparmi di migliaia di cittadini.
Commenta Tino Bedin
Devo dirle, caro Rodella, che mi fatto un certo effetto vedere che l'ultimo Forum Economico di Davos è stato prevalentemente dedicato all'ambiente. L'economia verde è stata esaltata dai protagonisti globali dell'economia, che con le loro scelte hanno contribuito a determinare la crisi ambientale che ora vogliono risolvere. Noi cristiani dobbiamo sempre ricordare la folgorazione di san Paolo sulla via di Damasco e dobbiamo dar credito alle conversioni. Ma - come dice lei - senza essere ingenui.
Molti governi, l'Unione Europea, grandi istituzioni internazionali hanno cominciato a mettere miliardi di euro per investimenti verdi ed ecologici. Si tratta di un tesoro che la finanza non vorrà farsi sfuggire. Bisogna allora stare in guardia, e soprattutto chiedere a chi ha gli strumenti giuridici di metterci al riparo da possibili bolle speculative.
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