Caro Tino,
giorno dopo giorno mi sembra che una guerra si stia avvicinando; non una guerra locale (ce ne sono e ce ne sono state già molte), ma una guerra globale. Le chiusure dei popoli in se stessi (in ogni continente), la guerra dei dazi, la inaffidabilità degli organismi sovranazionali, cui la generazione precedente e la nostra avevano affidato il compito di trasformare i conflitti in cooperazioni: sono tutti indicatori di una situazione rischiosa.
La responsabilità è diffusa. Mi spaventa però che il "cattivo esempio" arrivi dagli Stati Uniti, che per storia e condizione avrebbero il compito di indicarci il futuro e non di riportarci al passato.
Devo dire che anche per questo mi ha favorevolmente sorpreso che il presidente Usa Donald Trump il 22 giugno abbia rivelato di aver deciso di annullare un attacco aereo contro l'Iran, come rappresaglia per l'abbattimento di un drone americano, motivando la decisione con la sproporzione tra l'offesa ricevuta e il numero di vittime della rappresaglia pianificata.
"Ieri notte avevamo il colpo carico e pronto a partire, io l'ho fermato", ha twittato Trump e probabilmente ha per ora fermato l'avvio di una terza guerra mondiale.
Commenta Tino Bedin
Forse non stava cominciando una terza guerra mondiale, ma sicuramente una terza Guerra del Golfo, dalla conclusione imprevedibile, proprio per la condizione globale di incertezza, cui l'amico Diego fa giustamente riferimento.
Ho invece molti dubbi che sia vera la versione che Donald Trump ha dato in pasto all'opinione pubblica interna e internazionale.
È francamente incredibile - anche per gli specifici poteri in materia del presidente degli Usa - che non sia partito dal Comandante in Capo l'ordine di pianificare e preparare un attacco in grado di scatenare una guerra locale e non solo locale. Se così non fosse, l'annuncio di Trump invece di tranquillarci ci renderebbe ancor più ansiosi, perché non sapremmo in che mani siamo.
Sono più portato a credere che la possibilità di un'azione militare Usa contro l'Iran sia da tempo pianificata, ma che l'abbattimento di un drone senza vittime non abbia modificato minimamente la pianificazione. Donald Trump ha semplicemente utilizzato l'accaduto come propaganda internazionale e interna.
Sul piano internazionale ha detto due cose: all'Iran che gli Usa hanno il colpo in canna e quindi deve stare attento; agli alleati della Nato che essi non contano nulla e che gli Stati Uniti decidono loro se è guerra o se è pace.
Sul piano interno - ed è quello che secondo me l'ha principalmente originata - la storiella di Trump racconta agli americani di un presidente che aveva promesso ai suoi elettori di "riportare le truppe a casa" e che non vuole certo aprire nuove guerre all'inizio della campagna elettorale.
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