Caro senatore Bedin, nella propaganda del governo Salvini-Di Maio l'argomento fa capolino ogni tanto, in mezzo al mare di paure che i due suscitano per prendere voti: mi riferisco alle riforme istituzionali che comunque Lega e Cinquestelle stanno imponendo al Parlamento. Si tratta di un disegno complessivo di indebolimento della democrazia rappresentativa, che viene smontata pezzo per pezzo. La matrice autoritaria che alimenta i due partiti si coglie qui assai bene.
Vanno in questa direzione sia il referendum propositivo sia la riduzione del numero dei parlamentari: l'uno e l'altro strumento si possono discutere, ma i due soci di governo li presentano e sostengono proprio come atti ostili alla centralità del Parlamento e alla sua indipendenza. Del resto nel programma di governo sottoscritto dai due c'è anche l'introduzione del vincolo di partito per gli eletti al Parlamento.
Ancora c'è la spinta verso la pseudo-democrazia elettronica, nella quale internet e i social sostituiscono gli organi elettivi: a vantaggio dei padroni del web e non dei cittadini.
La mia valutazione è che la democrazia rappresentativa nella storia e nell'attualità dei popoli è l'unica che abbia più pregi che difetti; quindi chi la attacca vuole ridurre la democrazia.
Commenta Tino Bedin
L'attacco leghista e pentastellato alla democrazia rappresentativa è sistematico: sia negli atti istituzionali sia nella propaganda. Ne vanno fieri, specialmente Di Maio e i suoi orfani di Beppe Grillo.
Però le istituzioni messe in piedi dalla nostra Costituzione hanno la testa dura e sanno prendersi qualche rivincita. Succede in questi giorni che proprio i Cinquestelle siano costretti ad invocare la centralità del Parlamento per rallentare la propaganda leghista sull'autonomia differenziata fra regioni. Così dal presidente Fico in giù si stanno sentendo allarmi sulle "Camere a rischio", che mai in questi mesi si erano levati - ad esempio - sulla legge di bilancio votata… vuoto per pieno senza discussione. Ora le truppe di Di Maio sono schierate contro un'intesa tra governo (che tengono in piedi) e regioni (in cui comandano i loro alleati) che non preveda un ruolo attivo del Parlamento.
Chissà se hanno davvero cambiato idea sulla democrazia rappresentativa.
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