Elezioni 2018
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Milano, 13 febbraio 2018

Per capovolgere le regole e scappare dalla trappola
Proviamo a votare come se splendesse il sole
Per aver titolo di chiedere conto a chi ci rappresenta

Un tempo i futuri erano migliori. Ma anche i presenti non scendevano troppo in basso.
Ora, mirando la campagna elettorale, possiamo dire che siamo al fondo.
Per non recriminare anch'io come fan tutti, mi permetto di indicare cosa sento nel fondo del fondo. Parlo da rabdomante, non da politico (ho lasciato la politica politicante nel maggio 2011 per impraticabilità del campo).
Nel fondo del fondo intravedo due spinte, una di tipo Yang e l'altra di tipo Yin.
Yang si occupa dell'homo economicus, vive di mercati, ha sempre la mano sul portafoglio, si specializza sui titoli e sullo spread, teme i migranti quale minaccia per la roba, chiede costantemente soldi.
Yin parte dai segnali dei corpi, vi legge domande di relazione, invoca uno sviluppo umano integrale (lavoro - ambiente - salute), desidera fraternitè (e non il jet privè).
Yang è oggi decisamente predominante, forse diventerà una grande coalizione, presto potrà affidarsi alle mani abili di Mario Draghi (che finirà il suo mandato alla BCE nel 2019).
Yin invece è del tutto marginale, ha un riferimento in papa Francesco, un manifesto ideologico nell'enciclica Laudato sì, pulsa di notte ma tende a svanire con le prime luci dell'alba. Yin però ha dalla sua le parole giuste, del tipo: "non di solo pane vive l'uomo", "non è bello che l'uomo sia solo", "non c'è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici". Parole giuste che sciolgono il cuore e danno vigore ai lombi. Quindi, a un certo punto, Draghi si troverà di fronte i Pellicani
(vedi nota).
Questo io sento, questo succederà nei prossimi 10 anni e ve lo scrivo anche per non deprimervi ulteriormente in vista del 4 marzo.
L'election day non sarà il giorno del giudizio bensì una stanca rappresentazione del passato. Un passato ucciso dagli eccessi.
Eccesso di lifting: il centro destra.
Eccesso di selfismo: Renzi.
Eccesso di fascismo: Salvini.
Eccesso di analfabetismo: i 5 stelle.
Eccesso di politicismo: Liberi e Eguali.
Visto lo scenario, si potrebbe anche non votare o votare scheda bianca e tornare subito a casa a leggere il "Saggio sulla lucidità" di Josè Saramago (dove si racconta cosa succede a un paese se alle elezioni i cittadini decidono di votare in massa scheda bianca). Però io preferirei agire "come se". Ogni tanto bisogna scombinare le regole: "quelli che hanno moglie come se non l'avessero... quelli che piangono come se non piangessero…. quelli che possiedono come se non possedessero…". Il "come se" è una risorsa che abbiamo a disposizione per capovolgere le regole e scappare dalla trappola. Proviamo quindi a votare come se splendesse il sole. Come se si dovesse già scegliere tra Draghi e i Pellicani. Proviamo a premiare, se appena appena è possibile, nei collegi uninominali le persone che hanno una storia segnata da onestà, intelligenza, generosità. Qualità che non hanno scadenza e che andranno sempre bene sia per chi tifa Yang sia per chi, come me, non vuole che Yin (con una punta di Yang).
Saluti grandi come il becco del pellicano.

* Chi sono i pellicani?
"Sono divenuto simile al pellicano nel deserto… (Salmo 101,7)". Nella tradizione medievale il pellicano, che curva il becco verso il petto per dare da mangiare ai suoi piccoli i pesci che ha nella sacca, è stato assunto a simbolo della carità: colui che nutre i suoi cari con il sangue che sgorga dal petto.
I pellicani sono coloro che hanno il cuore ferito per amore dei figli (figli=futuro).

Giovanni Ambrogio Colombo

Commenta Tino Bedin

Come se dipendesse da me. Come se fossi io a fare maggioranza… Non è un gioco, non è un'immaginazione: è la democrazia.
Per questo anch'io andrò a votare, perché altrimenti il futuro dipenderà da un altro e non è detto che sia migliore di me, non è detto che abbia più ragione di me.
E poi voglio aver titolo di chiedere conto a chi ci rappresenta. Non voglio sentirmi dire: dov'eri finché si decideva della comunità?

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Tino Bedin