Ha vinto "senza se e senza ma" Luca Zaia, c'è poco da discutere; i Veneti con una maggioranza assoluta hanno espresso la volontà di una maggiore autonomia dallo Stato Centrale. Andranno studiati meglio gli elementi che caratterizzano questa volontà degli elettori Veneti - per esempio come mai il risultato è così diverso da quello Lombardo - ma oggi questa volontà deve essere accettata e rispettata.
Il PD Veneto ha perso l'occasione, che difficilmente si ripresenterà, di ridimensionare il potere della Lega e della destra nella nostra Regione e si è condannato al ruolo di comparsa, privo com'è di un progetto, di un'idea, di una strategia.
Zaia - che vede oggi immensamente rafforzata la sua forza propagandistica - continuerà a gestire gli affari correnti senza risolvere nessun problema strutturale della Regione: stiano quindi tranquilli i tassisti, nessun treno arriverà agli aeroporti Veneti, e a Padova non vedremo nei prossimi anni alcun Nuovo Ospedale, e così via... Tutte le piccole positività saranno sempre merito del nuovo Doge mentre le negatività saranno sempre colpa degli altri e in particolare del governo centrale, "di Roma ladrona". Il nostro, da più di sette anni Presidente, continuerà a non accorgersi di scandali come il Mose o di tragedie come quella delle banche venete e l' "informazione" continuerà a non criticarlo perché, si sa, per chi è alla canna del gas fa comodo la "sedicente" informazione istituzionale.
Non mi consola il fatto che la Lega in Lombardia abbia preso una sonora batosta come diceva la faccia di Maroni ieri sera facendosi beffa delle parole che uscivano dalla sua stessa bocca... Anche questo, infatti, è un dato positivo per Zaia.
Un po' meglio il fatto che a Padova la maggioranza dei cittadini abbia compreso che si trattava di un'operazione propagandistica: mi sono sentito in sintonia con la mia città, ma è poca cosa.
Mi piacerebbe che da questo risultato uscisse un'analisi della situazione e che le forze democratiche che guardano a sinistra sapessero reimpostare una politica, ma a vedere il PD che celebra il trionfo leghista dicendo "c'eravamo anche noi" mi pare che non ci sia molto da aspettarsi.
Commenta Tino Bedin
Aggiungo anch'io qualche "commento disordinato" alla vittoria di Luca Zaia: e già questa è una valutazione, alla quale il Partito Democratico del Veneto sembra voglia sfuggire, almeno a stare ai primi commenti. Con i risultati del referendum in mano il governatore del Veneto terrà sotto scacco da qui alle elezioni un governo a guida Pd che essendo in scadenza di legislatura ed essendo malfermo sulle gambe parlamentari difficilmente riuscirà ad imporre l'agenda del confronto, come invece dovrebbe essere. Così alle elezioni parlamentari la Lega, con il codazzo di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, farà del federalismo un tema centrale della compagna elettorale nel Veneto, trascinando con sé molti dei voti non leghisti presi il 22 ottobre.
A proposito di voti non legisti, mi pare evidente che l'elettorato grillino ha partecipato in massa, risultando decisivo per il superamento del quorum: quando c'è da dar contro al Partito Democratico l'alleanza tra Lega e 5Stelle si materializza sempre.
È evidentemente indispensabile che il Pd faccia finalmente una seria riflessione su questo risultato elettorale. Non averlo fatto dopo il referendum nazionale sulla Costituzione ha provocato disastri. Temo però che non ci sarà una analisi politica e sociale, ma piuttosto una ricerca interna di responsabilità, visto che anche in questa occasione il partito ha fatto arrivare messaggi contradditori ad elettori ed iscritti.
A proposito di contraddizioni, il Partito Democratico non è solo. I vescovi si erano volenterosamente schierati per il sì, anche se non ne erano stati richiesti. Stamattina, a risultato acquisito, si sono subito premurati di invocare la prudenza per evitare la disgregazione.
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