Elezioni inglesi 2017
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Schio (Vicenza), 14 giugno 2017

Il voto degli inglesi merita un'analisi anche in Italia
Gli esclusi dal neoliberismo sono abbastanza
per vincere le elezioni

Jeremy Corbin interpreta chi ha bisogno (e chi ha voglia) della politica


Caro Bedin,
all'interno del centro-sinistra italiano ed in particolare del Partito Democratico la riflessione sulle elezioni inglesi della settimana scorsa si è già conclusa, anzi mi pare che non sia mai cominciata sul serio. Eppure si tratta di risultati sorprendenti anche se non del tutto inattesi. Politicamente per Theresa May si è trattato di una disfatta, per Jeremy Corbyn di un trionfo: il Partito Conservatore di Theresa May ha perso 16 seggi e non ha raggiunto la maggioranza necessaria per governare da solo; il Partito Laburista di Jeremy Corbyn ha guadagnato 34 seggi, ottenendo il 40 per cento dei suffragi (a due soli punti dal Partito Conservatore) con un aumento del 9,6 per cento rispetto alle precedenti elezioni.
Si tratta di un risultato che - a mio parere - non riguarda solo la Gran Bretagna, ma che si presta a riflessioni che riguardano anche il Partito Democratico in Italia.
Nella prefazione del manifesto elettorale "For the many, not the few" del Partito Laburista si legge: "Ogni elezione è una scelta. Ciò che rende questa elezione differente è che la scelta è chiara e semplice come non lo è mai stata. Da una parte i ricchi che diventano più ricchi, più bambini in povertà, il nostro sistema sanitario in rovina, le scuole e l'assistenza sociale in crisi. Oppure tu puoi votare per il partito che ha un piano per cambiare tutto questo, il Partito Laburista".
La Sinistra è dunque in grado di vincere quando si presenta con un programma di sinistra, nel quale gli interessi comunitari vengono prima di quelli privati e attraverso il quale ci si candida a governare per conto nella gran parte di cittadini esclusi dai vantaggi del neoliberismo, che negli ultimi vent'anni ha avvantaggiato pochi e lasciato indietro molti.

Valerio Rigon

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Il successo elettorale di Corbyn è giustamente di interesse anche per il Partito Democratico. Non si tratta di "copiare", ma di capire, anche per non farsi sorprendere, come è accaduto a molti commentatori. Il successo elettorale di Jeremy Corbyn è stato preceduto da un altro successo, molto minimizzato: da quando è leader del Labour gli iscritti al partito sono aumentati di mezzo milione; dunque la vittoria elettorale è la conferma di una nuova capacità del Partito Laburista di interpretare chi ha bisogno e voglia della politica.
Tra questi cittadini i giovani sono numerosissimi: nel Regno Unito, come in Italia. E sono stati i giovani a fare la differenza nelle elezioni inglesi. Su "La Stampa" del 10 giugno il giornalista Alberto Simoni ha dato questa descrizione della loro realtà: "Corbyn ha trascinato i ragazzi prima ai comizi e poi alle urne. Si sapeva della loro fascinazione, non che avrebbero invaso le polling station. Ha votato il 66,4% degli under 35 contro il 43% del 2015 e il 63% ha preferito Corbyn; la registrazione alle liste elettorali ha avuto un picco nei giovanissimi, 246 mila contro i 137 mila di due anni fa. Numeri che hanno spinto l'affluenza totale al 68,74%, (32 milioni di elettori) più bassa solo del 1992. Nei seggi dove la partecipazione è salita del 5%, i laburisti hanno prevalso. Le città, i centri universitari sono color rosso Labour".
Suscitare l'entusiasmo dei giovani e perfino dei giovanissimi può essere la strada da percorrere anche in Italia per scrivere una proposta politica credibile per i milioni di esclusi a tutte le età.

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