Caro Bedin, di sicuro lei conosce l'argomento per la sua esperienza all'Istituto di riposo per anziani di Padova. Mi riferisco alle questioni relative al pagamento delle rette delle case di riposo, sia se tocchi ai familiari quando l'anziano non ha disponibilità, sia se tocchi alla Regione quando l'anziano ospite è affetto dalla malattia di Alzheimer e quindi sia prima di tutto un malato e poi un anziano.
Ho avuto modo di leggere ultimamente una sentenza proprio di Tribunale di Padova, la sua città, che ha respinto la richiesta di avere indietro dalla casa di riposo i soldi versati per il familiare malato di Alzheimer. Ma ho letto che ci sono state anche sentenze opposte emesse da altri tribunali.
Io seguo gli anziani come volontario e frequento anche case di riposo. Mi pare siano questioni molto concrete che mettono in difficoltà i rapporti tra familiari e istituti e certamente non favoriscono il benessere degli anziani. MI chiedo perché non si chiariscono diritti e doveri una volta per tutte per ciascuna delle parti, in modo che tutti possano concentrarsi sul vero obiettivo: assicurare serenità e dignità alla vecchiaia anche quando sembra presentare solo pesi.
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Caro Capuzzo, innanzi tutto complimenti per la sua attività di volontario con gli anziani. Immagino che anche lei, come molti suoi colleghi, non sia più tanto giovane e che probabilmente - dal punto di vista statistico - rientri nella "terza età". So che questo suo volontariato fa benissimo agli anziani fragili che segue, ma so che fa bene anche a lei.
Di sicuro la rende attento ai temi della "grande età", come mi scrive.
Sul tema della compartecipazione alla spesa per le case di riposo l'attore principale dovrebbe essere la Regione Veneto. Sono anni che il presidente Luca Zaia e i suoi assessori sono incalzati dalle case di riposo perché definiscano il quadro normativo e regolamentare in materia. La Regione ha competenza diretta in tema di assistenza e ha la vigilanza sulle case di riposo. Gli accoglimenti avvengono attraverso le Ulss, che sono entri strumentali della Regione. Avviene anche che gli accoglimenti sono utilizzati per ridurre il tempo del ricovero ospedaliero. Dunque tocca a Zaia e alla giunta regionale dare certezze ai cittadini e alle case di riposo, senza che gli uni e le altre debbano "rincorrere" il parere di qualche giudice.
La difformità delle sentenze è poi segno che la legislazione nazionale non è aedeguata, chiara e coerente. Qui tocca al Parlamento e al Ministero della Salute intervenire. E anche a qquetso livello le sollecitazioni sono state molte e datano da lungo tempo.
Perché né la Regione Veneto né lo Stato intervengono? Credo che sia per una questione di soldi. Una normativa ed una regolamentazione aggiornate non potrebbero non prendere atto della trasformazione degli utenti delle case di riposo: un tempo era prevalentemente la insufficienza di supporti familiari a determinare il ricovero; oggi è prevalentemente la condizione sanitaria non sostenibile a domicilio che porta i vecchi nei centri di servizio. Regione e Stato dovrebbero prendere atto che c'è un momento in cui - non per tutti - la vecchiaia diventa essa stessa una malattia, come lamentava 160 anni prima di Cristo lo scrittore latino P. Terenzio Afro.
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