Alla fine di maggio una europarlamentare lussemburghese, Mady Delvaux del Partito operaio socialista, ha presentato alla Commissione Giuridica del Parlamento europeo una proposta di raccomandazione alla Commissione per la definizione di diritti e doveri dei robot. Secondo l'europarlamentare occorre definire una specie di "personalità elettronica", di cui dotare i robot che sono presenti sempre più nella vita delle aziende e dei cittadini.
La proposta prevede che i robot siano tutti registrati attraverso un documento di identità, che possano essere chiamati in causa per il pagamento dei danni ogni volta che ne provocheranno (ci sono già le automobili senza pilota o i droni o gli automi "intelligenti" nella produzione industriale), e che possano contribuire alle spese per il welfare. Insomma se il robot toglie lavoro ad una persona, dovrà farsi carico del suo mantenimento.
Difficilmente questa proposta assumerà qualche carattere giuridico vero e proprio; forse si fermerà nella Commissione dell'Europarlamento senza neppure arrivare alla discussione in Aula. Forse i tempi non sono maturi, ma questa deputata europea ha avuto il merito di portare in una sede legislativa un tema che riguarda la nostra società già oggi: i robot non sono solo un tema industriale e tecnologico, sono anche un tema sociale e meritano un approfondimento sui contenuti etici.
Commenta Tino Bedin
Parto dalla sfida etica, che è quella più impegnativa. L'idea di assegnare ad un robot la "personalità elettronica" mi sembra fuorviante: bastano un numero di telaio e una targa come per le auto. La sfida etica è mantenere sempre in capo alla persona umana titolarità e responsabilità dei suoi "strumenti", anche quelli che l'uomo dota di "intelligenza".
Per la sfida sociale, non occorre far… pagare la pensione ai robot. Bastano ed avanzano normative già sperimentate di fiscalità premiale per l'impiego di persone, in modo che il vantaggio dell'impiego dei robot sia pareggiato dai vantaggi dell'impiego di persone.
Quindi prendiamo questa iniziativa come una delle tante che in tutti i Parlamenti qualche componente assume, un po' per ideologia, un po' per convinzione e un po' per stupire.
A stupire è anche il modo con cui la notizia di questa proposta è stata diffusa. Repubblica.it, che è il diffuso strumento di informazione on-line in Italia, ha titolato: "Personalità elettronica per tutti i robot". Dall'Ue una legge che dà diritti e doveri agli automi.
I lettori veloci hanno ricavato che l'Unione Europea ha già una legge in materia. Facile poi capire perché l'Europa non goda di simpatie generali.
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