Non ci è facile uscire dallo choc psicologico di ieri, ma è tutto da vedere se, come e a che prezzo usciremo dal trauma politico e dallo choc economico-finanziario immediatamente scaturiti dal voto britannico. Rischiamo la disintegrazione dell'Europa e, perfino, della stessa Gran Bretagna? Andiamo tutti verso una nuova crisi finanziaria, con conseguenze serie per chi è più debole ed esposto, come l'Italia e altri?
Saranno capaci i modesti leaders degli stati europei a riflettere seriamente sugli errori commessi in questi ultimi anni da loro stessi, da quelli delle istituzioni europee (a parte il presidente della BCE), dalla burocrazia di Bruxelles slegata dalla realtà, ma lasciata così potente, e invertire rapidamente la rotta, per fermare la ventata irrazionale, miope ed egoista che ha colpito tanti europei, in particolare la nostalgica e orgogliosa autosufficienza britannica, l'avida ricerca ad ottenere soldi e vantaggi senza molti doveri e obblighi da parte di paesi ex comunisti, il distacco sostanziale dei ricchi paesi del nord Europa dai grandi valori e dal sogno ideale e politico dell'Unione?
Accanto alle politiche sbagliate o insufficienti che hanno portato a contrasti gravi e a disuguaglianze economiche e sociali inaccettabili in vari Paesi europei e che vengono continuamente ripetute in casa nostra dai vari Salvini, Meloni, 5 stelle…, oltre che da molta stampa, questioni serie che conosciamo e alle quali occorre subito porre rimedio con interventi forti, decisi e adeguati tra quei paesi che veramente ci stanno - anche dando vita a un'Europa a due velocità - non è forse anche il caso di ricordare, con verità e oggettività ma pure con anima e passione a noi stessi e ai tanti che in Europa e in Italia ragionano con la pancia e non con la testa, ciò che ha significato finora per tutti noi l'Unione Europea?
Sono stati anni di: una moneta unica, e proprio perché tale, competitiva e forte nelle tasche di tutti, meno frontiere, no passaporto, libera circolazione, grande mercato unico, molto cresciuti paesi e regioni secolarmente arretrati, 3 milioni di studenti all'estero (Erasmus, Socrates, Leonardo), sì a doppia cittadinanza nazionale ed europea, Europa che svolge missioni umanitarie e di peacekeeping, Europa massima donatrice mondiale di aiuti allo sviluppo, adottata la Carta dei Diritti di Nizza, contributi molto rilevanti ottenuti da stato, regioni e comuni per opere e servizi,
primo Parlamento sopranazionale della storia, Banca europea sopranazionale, interventi sulla nostra vita quotidiana: sicurezza, identità persone, famiglie, imprese, cibi transgenici, biotecnologie, difesa ambiente, status famiglia. (Sì, anche se talora con esagerazioni ed esasperazioni, perfino con soluzioni stravaganti e lontane dal sentire condiviso che sono assolutamente da cancellare e non ripetere).
Ma, soprattutto, grazie a un autentico spirito solidaristico e inclusivo diffuso dai padri fondatori, sono state evitate le guerre tra i suoi paesi e permessi per la prima volta 70 anni di pace! Non è discorso ripetitivo o retorico: occorre conoscere la storia. È un risultato straordinario: tutti noi, nati dopo la seconda guerra mondiale, non siamo più stati chiamati a combattere! I nostri padri, nonni, trisavoli venivano chiamati anche due volte nel corso della loro vita.
Attenzione: nessuna alterazione biologica o antropologica ha stabilito che la guerra sia stata bandita dalle categorie dei comportamenti umani…! E la storia è maestra di vita: guai a non tenerne conto.
Aveva ragione Helmuth Kohl a dire a Romano Prodi: "Dobbiamo essere noi che veniamo dalla seconda guerra mondiale a fare l'Europa e in fretta, perché quelli che verranno dopo non avvertiranno più le ragioni e le motivazioni profonde e necessarie di tale unione" (riferito da Prodi a noi deputati nel 1998, allorché si decideva l'ingresso dell'Italia nell'euro).
Da unione economica a unione politica: perché?
Di fronte alle grandi sfide di oggi: pesante crisi demografica, grandi migrazioni di popoli verso l'Europa, responsabilità nostre verso il futuro sulle grandi questioni di ambiente, clima, acqua, foreste; giovani e prospettive di lavoro e di garanzie sociali, intreccio di finanza ed economia a livello mondiale, globalizzazione, ruoli di nuovi Paesi nello scenario mondiale (Cina, India, dal dualismo Usa-Urss di ieri al multilateralism odi oggi), insufficienza della democrazia (da democrazia rappresentativa a democrazia partecipativa), divario tra Nord e Sud del mondo e necessità di condivisione più equa delle risorse… Di fronte a queste sfide immani, possiamo pensare di essere in grado, ciascuno da solo, di far fronte e di reggere?
È evidente che, solo se uniti, strettamente uniti, mettendo insieme le risorse e parlando con una voce sola in queste grandi questioni, come popoli europei potremo competere su uno scenario così nuovo e globalizzato, al fine di poter contare su un futuro di ulteriore sviluppo e di pace.
Il discorso agli europei di Papa Francesco del maggio scorso in occasione della consegna a lui del Premio Carlo Magno, rimane illuminante!
Commenta Tino Bedin
L'elenco delle sfide presenti e immediate che richiedono una risposta a dimensione europea è anche l'elenco delle incapacità che finora milioni di cittadini europei hanno dovuto registrare nei loro governanti, sia all'interno dei singoli Paesi sia quando decidono insieme a livello europeo (scaricando poi le responsabilità su una astratta Europa). L'allontanamento dall''Europa delle opinioni pubbliche più deboli ed insicure comincia dalle delusioni di fronte alle grandi questioni: disoccupazione, riduzione dello stato sociale, globalizzazione delle merci, grandi movimenti di popolazione.
Questioni difficili, ma non impossibili per un continente che ha pur sconfitto la guerra e la stessa idea di guerra.
Senza aspettare un'Europa a due velocità, i governanti che vogliono salvare i loro cittadini e l'Europa, possono cominciare da qualche cooperazione rafforzata a tre, a quattro stati: ad esempio sull'immigrazione; ad esempio sulle banche (tutelando i risparmiatori); ad esempio sul diritto universale alla salute. Italia, Germania, Francia potrebbero cominciare.
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