Insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita.
Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà. Luca 23,23-25.
Siamo sazi di armi e di proiettili …
La fame che abbiamo è di giustizia, di cibo, di medicine, di educazione, di programmi realmente tesi a un equo sviluppo.
Se si arriverà a rispettare i diritti umani,
ciò di cui meno avremo bisogno saranno le armi e i metodi di morte …
se vogliamo che la violenza abbia termine e che abbiano termine tutte le presenti sofferenze, bisogna andare alla radice. E la radice sta qui: nell'ingiustizia sociale.
Il nostro appello si rivolge anche a coloro
che per difendere ingiustamente i propri interessi e privilegi, si sono resi colpevoli di tanto malessere e tanta violenza.
La giustizia e la voce dei poveri devono essere ascoltate
perché si tratta della causa stessa del Signore che chiama a conversione e che un giorno giudicherà tutti gli uomini.
Mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador
ucciso il 24 marzo 1980, mentre celebrava la Messa con gli ammalati di un piccolo ospedale .
Dom Pedro Casaldàliga, vescovo nell'Amazzonia brasiliana in lacrime scriveva … "Povero pastore glorioso / assassinato a prezzo di dollari / di moneta straniera / come Gesù per ordine dell'Impero".
E noi, quante volte siamo nella folla che vuole il capro espiatorio, meglio se straniero, profugo, diverso, di altra fede? Quante con i "nostrani Pilato" e potenti di turno per difendere privilegi e interessi? Agli ordini di quale impero ci siamo comodamente accasati?
Mons. Romero ci interroga senza sconti … "Per dare vita ai poveri, bisogna dare qualcosa della propria vita"…
Don Tonino Bello ci aiuta a tradurre gli auguri per i giorni di Pasqua che sgorgano dalla croce …
"La luce e la speranza allarghino le feritoie della vostra prigione".
Commenta Tino Bedin
Sono grato a Claudio Piron di averci riproposto per questa Pasqua la figura di mons. Romero, un pastore divenuto profeta per difendere le sue pecore; e il pastore divenne martire, quando quella difesa lo richiese. E il martire non smette di parlare, anzi il rumore dello sparo che lo uccise diventa l'amplificatore della sua parola.
Ascoltiamo ancora la voce profetica di Sant'Oscar Romero d'America: è una citazione della sua omelia del 20 marzo 1980. Quattro giorni dopo, il 24 marzo mons. Oscar Arnulfo Romero viene assassinato da un tiratore scelto mentre celebra la messa nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza a San Salvador, dove l'arcivescovo viveva.
"Sono stato frequentemente minacciato di morte. Devo dirvi che, come cristiano, non credo nella morte senza resurrezione. Se mi uccidono risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza alcuna presunzione, con la più grande umiltà. Come pastore sono obbligato, per mandato divino, a dare la vita per quelli che amo, che sono tutti i salvadoregni, anche per quelli che mi assassineranno. Se giungeranno a compimento le minacce, già da ora offro a Dio il mio sangue per la redenzione e la resurrezione del Salvador. Il martirio è una grazia che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia seme di libertà e il segno che la speranza sarà presto una realtà. La mia morte, se è accettata da Dio, sia per la liberazione del mio popolo e una testimonianza di speranza nel futuro. Se arrivassero ad uccidermi, potete dire che perdono e benedico quelli che lo fanno. Chissà che si convincano che stanno perdendo il loro tempo. Un vescovo morirà, ma chiesa di Dio che il popolo, non perirà mai".
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