L'attacco alla donne in Germania
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Padova, 20 gennaio 2016

La necessità di indignarsi e di chiedere giustizia senza strumentalizzarle
Violenza su violenza sulle donne tedesche
Un assalto sicuramente organizzato: su questo bisogna indigare

Le notizie delle scorse settimane provenienti dalla Germania, mostrano come il "rito" primitivo della violenza sul corpo delle donne, non sia, purtroppo, un ricordo del passato. Dimostrazione di chi vede nelle donne e nel loro corpo l'evidenza di un eccesso di potere perduto, la forza dell'intelligenza, della capacità, della professionalità che, negli anni, hanno conquistato assieme alla propria dignità. È il disprezzo di energumeni chiamati umani, di stupratori e violentatori che vedono nelle donne solo prede da azzannare. Ma ormai, non sappiamo più indignarci, nemmeno di fronte ad atti di barbarie come questi. Tutto passa attraverso una notizia rapida che corre su giornali e TV per poi essere, nello stesso modo, rapidamente, dimenticata.
Forse qualche sussulto l'abbiamo avuto davanti alla violenza di massa perpetrata dal branco contro le donne a Colonia e anche in altre città della Germania oltre che ad Helsinky e a Zurigo. È il numero delle donne violentate che ci fa forse indignare, o la violenza contro le persone?
Ancora una volta troviamo chi non ha avuto di meglio che strumentalizzare gli eventi brandendo la clava contro l'immigrazione, rea, de facto, secondo questi, di aver abusato delle donne per ripianare le loro frustrazioni sessuali, dimostrare che le loro culture non hanno rispetto per le donne, le sottomettono, ne violano la libertà lasciandole in una gabbia senza via di scampo. Gli estremisti urlano la loro rabbia contro gli immigrati, mostrando il lato peggiore dell'Europa con rischi altissimi per la già difficile convivenza. Non importa se la Germania non ha ancora chiarito del tutto i fatti, ma la notizia principale è che i colpevoli sono i richiedenti asilo fatti entrare in massa in Germania. Questi personaggi, presenti in tutti gli stati europei, hanno usato e abusato dei megafoni mediatici, per ordire, se ce ne fosse ancora bisogno, espulsioni di massa e non, come stabilisce la legge, l'incarcerazione dei responsabili.
Non possiamo negare che dietro ai richiedenti asilo ci siano grandi problemi: sofferenza, sbarchi, morte, emergenza, accoglienza, integrazione e rispetto delle regole, riconoscimento o meno dello status di rifugiato, disagio sociale, oltre che essere "generatori" di odio e paure ataviche scaricate sul diverso. Ma ciò non può scalfire la necessità di indignarsi e richiedere giustizia per le violenze subite dalle donne. Donne che hanno conquistato la libertà, posizioni di straordinaria responsabilità a tutti i livelli, leggi avanzate a loro tutela in tutti i paesi europei contro soprusi e violenze, anche se molto rimane ancora da fare.
La propaganda di gruppi politici e non solo, purtroppo, non fa il bene delle donne e fomenta altro odio ed altra emarginazione, ma non potrà nascondere la necessità di fare di più per difenderle e tutelarle. Potremmo discutere la responsabilità della polizia sui fiumi di alcool incontrollati che scorrevano nelle piazze e nei locali delle violenze o sulla sua scarsa presenza al momento dei fatti; si potrà discutere se la violenza sia stata organizzata da qualche gruppo della destra estremista per raggiungere il suo obiettivo di accusare gli immigrati; si potrà discutere se effettivamente quelle donne, che hanno denunciato il fatto, siano o meno state violentate oppure se qualcuna di loro faccia parte della destra estrema e quindi compartecipi al complotto (come scritto da qualche giornale…); si dovrà verificare se gruppi di giovani richiedenti asilo, incapaci di controllare i loro istinti scaricati contro donne libere, non abbiano elaborato un piano per una violenza di massa. Tutto ciò lo dovranno verificare le indagini delle forze dell'ordine e nessun altro.
Sta di fatto che molte donne hanno subito violenza, pesanti violenze, e qualcuno ha usato queste violenze per incredibili fini strumentali. Violenza su violenza. Credo che non si possa rimanere in silenzio di fronte a tali fatti e che, come scrive Stéphane Hessel: "Dobbiamo renderci conto che la violenza volta le spalle alla speranza". La speranza, ciò che ancora ci rimane.

Nereo Tiso
vice segretario del PD di Padova

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La domanda preliminare alla quale occorre rispondere e sulla quale occorre mantenere accese le luci dell'informazione è: chi e come ha organizzato le violenze contro le donne a Capodanno. Sul fatto che ci sia stata un'organizzazione mi pare che ci debbano essere pochi dubbi. Fin dai primi giorni il capo del Bundeskriminalamt (l'anticrimine federale), Holger Muench, al Rbb Inforadio ha dichiarato: "È chiaro che gli aggressori sono arrivati da più regioni, a Colonia come in altre città. Normalmente una cosa del genere viene organizzata sui social network". Anche perché la notte di Capodanno, in Germania vi sono state aggressioni contro le donne non solo a Colonia ma in tutta la Germania. La maggior parte delle denunce - 1.076 alla data del 13 gennaio - si riferiscono ad aggressioni nel land del Nord Reno Vestfalia, in particolare a Colonia, Duesseldorf e Bielefeld. Altre 218 denunce sono state presentate ad Amburgo, ma vi sono anche 31 casi in Assia, 27 in Baviera, 25 nel Baden Wuertemberg e 11 a Brema.
Questa organizzazione è un fatto inquietante ed allarmante, sia che sia nata nell'ambiente dei profughi e degli immigrati sia che sia stata orchestrata per ragioni di politica interna tedesca.

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Tino Bedin