Cappella degli Scrovegni
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Padova, 15 gennaio 2016

Non è passato tanto tempo da quando si gridava al rischio per gli affreschi di Giotto
Per la Cappella degli Scrovegni
una cura miracolosa: il silenzio

Il trentennale della sonda Giotto: un buon anniversario (anche internazionale) per riprendere il discorso

Sembra che il malato cronico di qualche anno fa abbia trovato una cura miracolosa: il silenzio. Basta non parlarne e tutto si risolve.
Penso che molti si ricorderanno come gli affreschi di Giotto e la cappella degli Scrovegni fossero ritenuti da "esperti" di ogni genere, sull'orlo del collasso. Fu costituita una commissione di studio e monitoraggio con docenti della nostra Università: di idraulica, geologi, architetti, storici dell'arte, ingegneri, costata alla comunità più di 200.000 euro per ribadire che lo stato del monumento padovano era buono, anzi, ottimo. Ma nonostante ciò, si chiedevano commissioni internazionali, valutazioni di altri esperti, più esperti degli esperti e via dicendo. Addirittura, se qualcuno ha la memoria buona, intervenne anche Dario Fo mettendo sotto accusa chi non si prendeva a cuore la straordinaria cappella.
Tutto sempre smentito, non da chiacchiere, ma da chi, non solo aveva a cuore Giotto e la sua cappella, ma ne aveva seguito il restauro e da chi, come previsto, ne monitorava annualmente lo stato. Tra questi il prof. Ugo Soragni direttore fino al 2012 della Sovrintendenza Veneta.
C'era persino più di qualcuno, che ora siede tra i banchi della maggioranza che governa la città, tale Mariella Mazzetto che, assieme ad altri, immergeva i suoi piedi nell'acqua della cripta giottesca. Naturalmente tutto questo per dire ai padovani dell'imminente crollo della chiesetta con la conseguente perdita degli affreschi. È stato spostato il famoso auditorium (ora definitivamente morto…) da piazzale Boschetti perché, sempre qualche esperto, aveva pensato che potesse creare danni alla cappella, con la presunta deflagrazione della falda. Molti padovani erano diventati esperti di piezometri, di falde, di misure, di staticità, di terreni, e via dicendo.
Ora mi chiedo che fine abbia fatto tutto questo parlare, dove siano finiti i nostri esperti, che tanto pensavano prima di avere la terapia adeguata. Probabilmente ritengono che il malato sia guarito anche senza medicina. A parte il fulmine dell'agosto 2014 e i relativi necessari interventi, l'ordinaria amministrazione e, ultimo, la richiesta di chiudere gli scavi dell'Arena Romana (perché?), nulla più. Evidentemente qualcuno non vedeva l'ora che cambiasse il medico e non la medicina, solo così si riteneva rilanciare la cultura (o la coltura…) padovana e il nostro monumento al mondo intero. Non la medicina, ma il medico si voleva cambiare, perché, probabilmente, la cura, per un malato immaginario, non esisteva.
A questo punto il silenzio regna e chi stava lavorando per rivalutare la cappella come sito dell'Unesco, tale assessore Rodeghiero, è stato fatto dimettere dal nuovo medico. Il nuovo medico, tra l'altro, sembra esperto di strutture murarie del '300, di storia dell'arte, ma molto di più di licenziamenti di chi pensa in autonomia. Giotto è silenzioso, come 700 anni, fa finché qualche altro esperto, forse, parlerà di ricadute. Ne avranno il coraggio e la dignità di dirlo? O siccome alcuni esperti sono anche in giunta, meglio non dare consigli molesti al nuovo primario. Non si sa mai che li aiuti a dimettersi.
Intanto Padova declina inesorabilmente.

Nereo Tiso
vice segretario del PD di Padova

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Alla fine di agosto del 2014 - dopo che un fulmine aveva colpito la Cappella degli Scrovegni, senza danni - l'allora assessore all'Edilizia monumentale del Comune di Padova, Fabrizio Boron annunciava una buona notizia, che "arriva da un fondo di 500 mila euro che il governo ha consegnato alla sovrintendenza, mirato alla manutenzione del capolavoro di Giotto". "Ci saranno ora molti interventi di consolidamento da discutere e approfondire - aggiungeva - in primis quello della cripta allagata. Questi soldi sono una buona occasione per poter studiare una volta per tutte se è possibile trovare una soluzione all'allagamento della cripta".
Anche sulla buona notizia è calato il silenzio.
Magari potrebbe essere una buona occasione per rompere il silenzio il trentennale della missione spaziale Giotto (13 marzo 1986), progettata per studiare la cometa di Halley. La sonda prese il nome dal pittore medioevale che osservò la cometa di Halley nel 1301, e da questa prese l'ispirazione per la stella di Betlemme, raffigurata proprio nella Natività della Cappella degli Scrovegni.

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27 gennaio 2016
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Tino Bedin