Addis Abeba Action Agenda
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Roma, 18 luglio 2015

La Terza Conferenza internazionale sul "Finanziamento per lo sviluppo"
L'accordo di Addis Abeba:
responsabilità condivise e equità fiscale

Obiettivi che riguardano direttamente anche la comunità italiana ed europea

La Terza Conferenza internazionale sul "Finanziamento per lo sviluppo" è stata chiamata a rispondere in modo chiaro ad alcune domande cruciali, quali: come verrà finanziata l'agenda "post 2015"?; quali impegni concreti da parte dei paesi più ricchi e dell'Unione Europea?; quali impegni da parte dei paesi partner e in particolare (ma non solo) africani?; quale ruolo per il settore privato nelle strategie globali di lotta alla povertà?
Paolo Dieci, presidente di Link2007, Cooperazione in Rete, che ha partecipato ai lavori della Conferenza, ne ha tratto alcune considerazioni interessanti.
La novità principale di Addis Abeba rispetto a Monterrey e Doha risiede nel maggiore accento posto sulle responsabilità condivise. E' in questo quadro che si colloca l'enfasi posta sulla mobilitazione delle risorse domestiche, a partire da più efficienti ed equi sistemi fiscali. Così come in questa direzione va l'apertura al settore privato, dal quale si attendono investimenti a favore della crescita inclusiva e sostenibile. Al tempo stesso il "messaggio" di Addis Abeba è che l'aiuto pubblico allo sviluppo rimane uno strumento indispensabile nell'ottica dell'eliminazione della povertà assoluta entro i prossimi 15 anni.

Link2007

Commenta Tino Bedin

La Addis Abeba Action Agenda è importante in se stessa, ma anche perché è la premessa per la più generale agenda sullo sviluppo sostenibile al centro dell'Assemblea generale delle Nazioni Uniti del prossimo settembre. Il superamento delle divergenze emerse in Etiopia fa ben sperare in un consenso ampio a New York.
Le trentacinque pagine della Addis Abeba Action Agenda contengono già decisive azioni prioritarie. Mi limito a riportarne tre, che possono essere estese a tutte le comunità compresa quella italiana.
Si prevede la definizione di un nuovo "social compact" per un'estensione universale dei servizi essenziali di protezione sociale: per la società europea alle prese quasi esclusivamente con il "fiscal compact" è un buon invito.
Si prevede la creazione di un meccanismo di facilitazione tecnologica, per rendere più semplice la creazione e disseminazione delle tecnologie: per la società italiana in cui il divario digitale è elevato tra generazioni e fra territori, è un altro buon invito.
Il terzo punto che scelgo di sottolineare è la crescita individuale e sociale della donna quale condizione necessaria per uno sviluppo economico globale sostenibile ed armonico: in Italia ed in Europa siamo a buon punto, ma l'ottica globale ci aiuterà a non perdere lo slancio.

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28 luglio 2015
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Tino Bedin