La Camera dei deputati ha approvato ieri del disegno di legge quadro "Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie". Sostenuto dalla stragrande maggioranza dei deputati, ora il disegno di legge passa al Senato, che l'ha già discusso ed approvato in prima lettura: prevedibilmente quindi l'Italia avrà presto una legge sull'autismo. È la prima volta che la parola "autismo" è scritta in una legge italiana e già questo è un segno di civiltà.
Dopo l'approvazione definitiva l'autismo sarà inserito nei Livelli essenziali di assistenza (i Lea) per garantire uniformità di trattamento nelle varie regioni. Mi pare importante anche un'altra disposizione della legge, che tiene conto dell'evoluzione della ricerca scientifica: l'aggiornamento triennale delle Linee di indirizzo per prevenzione e cura, estendendole non solo alla vita del bambino autistico ma anche all'adolescente e adulto. Questa consapevolezza è rafforzata anche dalla disposizione che impegna il ministero della Salute a promuovere ricerca di tipo biologico e genetico, ma anche di tipo riabilitativo e sociale.
Sono indubbiamente disposizioni condivisibili. La legge tuttavia non mette a disposizione nuovi fondi e questo appare un grave limite. L'Associazione nazionale genitori soggetti autistici ha documentato che ogni bambino autistico costa mediamente dai 40 ai 50mila euro all'anno alla famiglia. E i bambini che in Italia soffrono di questo tipo di disturbi sono quasi 600mila. Per questi bambini e le loro famiglie le belle parole non bastano e resta il rischio che siano ancora soli nell'affrontare la malattia.
Commenta Tino Bedin
Comprendo senza difficoltà le paure di chi è coinvolto in questa malattia. Mi sento tuttavia di essere tra coloro che ritengono il testo della prossima legge sull'autismo utile non solo da punto di vista culturale.
Innanzi tutto si è scelto lo strumento di una legge quadro nazionale. Esso raggiunge due obiettivi: evita contenziosi con le Regioni (titolari della Sanità) e contemporaneamente impone soluzioni uniformi sull'intero territorio nazionale. L'insieme delle risposte fin qui date dovrà quindi essere ricondotto ad unità a vantaggio innanzi tutto dei bambini e delle loro famiglie, ma anche a vantaggio della creazione di buone pratiche sulla base di esperienze nazionali.
In secondo luogo l'inserimento dell'autismo nei Livelli essenziali di assistenza significa che è obbligo del Servizio sanitario nazionale offrire gratuitamente alle persone affette da autismo gli interventi sanitari necessari, in collaborazione con i servizi sociali, la scuola e la famiglia. Le prestazioni per l'autismo rientrano cioè nelle "normali" prestazioni che il Servizio sanitario nazionale, attraverso le Regioni, deve erogare. In questa ottica l'assenza di uno stanziamento finanziario specifico non solo diventa irrilevante, ma addirittura evita che le prestazioni per l'autismo siano contingentate in relazione ad un fondo specifico.
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