Finisce giugno e a casa nostra… ritornano i libri di scuola. I "compiti per le vacanze" accompagneranno luglio e agosto dei nostri figli e anche noi genitori, che dobbiamo controllare se effettivamente i figli studiano, visto che d'estate non ci sono gli insegnanti a verificarlo. Anche le nostre estati sono state piene di "compiti per le vacanze" e quindi ai ragazzi che si lamentano rispondiamo che così va la scuola e che è utile tenersi in esercizio per non disperdere quello che si è imparato.
Devo dire che ritengo i "compiti per casa", quelli estivi e quelli nel corso dell'anno scolastico, principalmente un'educazione all'autonomia organizzativa dei ragazzi: senza la rigidità dell'orario scolastico devono essi stessi darsi dei tempi e dei ritmi, capire quali sono i momenti migliori per lo studio o il ripasso, fissare le priorità: quanto studiare, quanto giocare, quanto vivere in comunità, quanto utilizzare i social.
So che la questione è dibattuta ed ho letto che non è viva solo in Italia.
Da parte nostra - come ho detto - pensiamo che qualche utilità i compiti a casa l'abbiano: Vorremmo però che essi non fossero un completamento di quello che la scuola deve fare. La scuola dovrebbe organizzarsi in modo da consentire agli alunni di completare il loro apprendimento in classe; per esperienza, questo dovrebbe succedere soprattutto nell'istruzione di base. I compiti per casa potrebbero allora essere personalizzati, rappresentando una sfida non solo per i ragazzi ma anche per gli insegnanti e la scuola in generale.
Ci auguriamo che la scuola dell'autonomia promossa dalla riforma del ministro Giannini consenta agli istituti di organizzarsi in questa direzione.
Commenta Tino Bedin
Penso anch'io che la questione dei compiti per casa vada posta con la pacatezza con cui la affronta questo papà. C'è chi chiede la loro abolizione, invocando esempi di altri paesi. Ma non si possono adottare le stesse soluzioni in situazioni differenti; e poi sono molti i paesi che puntano sullo studio domestico.
Mi sembra più urgente affrontare l'aspetto sociale della questione, che l'Ocse ha affrontato pubblicando lo scorso anno il dossier "I compiti per casa alimentano le diseguaglianze nella formazione?". L'Organizzazione economica e sociale europea avverte: "Gli studenti avvantaggiati hanno più probabilità, rispetto agli studenti svantaggiati, di avere un luogo idoneo per studiare a casa e genitori che possono trasmettere messaggi positivi sulla scuola[…]. I compiti sono un'opportunità di apprendimento; ma possono anche rafforzare le disparità socio-economiche fra gli studenti".
Per quanto riguarda l'Italia, in un recente intervento sul "Corriere della sera", l'ex ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer ha annotato: "L'attenzione e la cura dell'attività di studio e dello sforzo studentesco sono demandate al pomeriggio, a casa, fuori dalle funzioni istituzionali della scuola. Ecco la vera natura di classe".
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