Ho letto la proposta di legge, importante e firmata solo da Zaia, che, se fosse approvata così, cambierebbe moltissimo l'organizzazione e il governo della sanità veneta.
Premessa: solitamente una proposta di legge importante che riorganizza un settore fondamentale della vita dei cittadini - com'è quello sanitario - scaturisce da una filosofia, da una vision, da un programma ampio e che guarda in avanti… Qui, se c'è, non è minimamente descritto. Si dice soltanto che si mira alla razionalizzazione della spesa e alla omogeneizzazione della stessa.
Poi, non è detto, ma emerge con chiarezza massima il fatto che la pdl mira ad accentrare in modo fortissimo ed esclusivo in capo alla Regione, in particolare a Presidente, Assessore e Giunta (mediante la longa manus della propria Azienda Zero) tutta la programmazione, le scelte, le funzioni e le attività della sanità (e dei servizi sociali) nel territorio veneto.
Pressoché tutte le funzioni sono concentrate nell'Azienda Zero, organo strumentale della Regione che deve rispondere in tutto e continuamente ad essa.
Poi, con il conferimento dei compiti del Direttore dei Servizi sociali al Direttore sanitario in ciascuna Ulss, viene fortemente ridotto il ruolo, la presenza, il senso del sociale. Scompare il fondamentale principio di integrazione tra i servizi sociali e sanitari, che è stato asse portante della riforma in Veneto. Quanto siamo lontani dai principi della legge quadro nazionale 328 del 2000 di riordino dei servizi sociali e di integrazione degli stessi con la sanità.
Scompare ogni principio di partecipazione: ruolo dei Sindaci, funzioni dei soggetti esterni vari nei Piani di zona...
Scompare la Conferenza dei Sindaci. Rimane un esecutivo dei Sindaci con funzioni generiche…
Sette Aziende Ulss, con popolazioni squilibrate: Padova (quasi 940.000 abitanti), Verona (930.000), Rovigo (250.000), Belluno (210.000)…
Alcune prime considerazioni.
1. Dirà chi è esperto, se l'Azienda Zero che programmerà e controllerà, che definirà e monitorerà gli standard di tutte le Aziende Ulss, che ne coordinerà gli acquisti sanitari, che omogeneizzerà le procedure, che assumerà compiti gestionali di attività tecnico-specialistiche, anche di supporto alle Aziende, se questa forma di governo accentrato, esclusivo e unico della sanità potrà funzionare e se garantirà la qualità e i risultati di servizi e prestazioni e con il contenimento delle spese.
2. L'affidamento del sociale al Direttore sanitario dimostra che non si crede e non si vuole riconoscere il ruolo e l'importanza di tale ambito che finirà inevitabilmente molto ridotto e pertanto marginale. In un tempo nel quale la povertà di persone e famiglie raggiunge livelli preoccupanti!
3. Maggior controllo, costi standard, unificazione di procedure sono scelte valide, ma tutto ciò sarà realizzato dall'azienda unica centralizzata?
4. Nell'accentramento così forte scompare ogni principio di partecipazione.
Si presume che non sia in discussione, almeno per ora, il Piano sanitario vigente con le relative schede sanitarie, ma che esso venga attuato entro le nuove Ulss. O, forse, dovrà avvenire una nuova "razionalizzazione" all'interno di ciascuna ULSS, dato che si devono evitare duplicati?
Che cosa si deciderà, ad esempio, nell'Ulss 5, per il nuovo Ospedale di Padova, per i due ospedali dell'Alta? Per il vagheggiato CTO a Camposampiero?
Nessuna contrarietà di principio alle Ulss provinciali. Ne aveva parlato anche la Moretti in campagna elettorale, seppure in modo un po' disinvolto e semplicistico. In qualche Regione funzionano.
Ma Zaia deve dirci che cosa ha in mente relativamente al destino di ciascuno degli ospedali esistenti dentro ciascuna Ulss provinciale, sugli Ospedali di comunità, sulla medicina nel territorio, sui servizi sociali.
Su questo, a mio parere, egli va preceduto e obbligato ad esprimersi con chiarezza, perché la posta in gioco è veramente importante per tutti noi veneti!
Commenta Tino Bedin
Una sola sottolineatura su uno dei punti toccati da Dino Scantamburlo: Nelle Ulss non ci sarà più il direttore del sociale: la sua funzione sarà assorbita dal direttore sanitario. La contraddizione con il Piano sociosanitario veneto adottato dalla precedente giunta Zaia è palese: nel piano in vigore il direttore sanitario è anche direttore del territorio, cioè una figura centrale nell'attuazione del piano stesso a livello locale.
Dettaglio organizzativo? Certamente no: corrisponde alla cultura di destra che considera il "Sociale" un'attività marginale ed "elemosiniera" della pubblica amministrazione. Quindi i problemi si affrontano "tecnicamente", appunto attraverso la Sanità, come se il tema della disabilità per età (solo per fare un esempio) fosse un tema sanitario e non una sfida complessa, di cui la risposta sanitaria è solo parte.
Questa è la visione della destra che governa il Veneto. Lo si è visto con l'attribuzione delle deleghe agli assessori: la programmazione sociale è affidata all'assessore alla Sanità. Lo si vede nella proposta di legge sulla Sanità veneta di Zaia.
Quindi una visione c'è e indica una direzione opposta al percorso che con fatica il Veneto stava percorrendo.
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