Il Veneto ha rinnovato la sua amministrazione regionale e queste sono le settimane per decidere le priorità. Il completamento dell'idrovia Padova-Mare è senz'altro fra le priorità. È arrivato il momento di tralasciare fantasiosi e pericolosi progetti come la camionabile (ancora prevista dal Piano territoriale regionale di coordinamento) o la più recente linea ferroviaria, ma di concentrarsi sulla natura originaria dell'opera: una struttura idraulica che collega Padova alla laguna di Venezia.
I fenomeni atmosferici sempre più imprevedibili ed intensi hanno reso coscienti sindaci e cittadini dell'urgenza di avere un ulteriore "canale scolmatore" del sistema idrico costituito dal Brenta e dal Bacchiglione. Per la sua posizione, l'idrovia Padova-Venezia si presta ottimamente anche a questa finalità. Al riguardo dobbiamo continuamente ripetere che fin dal 2006 il professor Luigi D'Alpaos ha compiuto una simulazione sulle conseguenze di una eventuale alluvione e sui modi di fronteggiarla. L'alluvio del 2010 ha confermato quel modello matematico.
L'utilizzo di questo nuovo canale come strumento di regolazione del sistema idrico va preso in considerazione anche come riserva d'acqua destinata all'agricoltura della zona in caso di siccità: ricordo che si tratta di un'area di colture pregiate, sia orticole sua florovivaistiche.
A mio parere anche l'originaria, "naturale" destinazione dell'idrovia, cioè quella di trasporto delle merci su chiatta dal porto di Venezia all'interporto di Padova resta una priorità per il Veneto, soprattutto in considerazione della riduzione dell'inquinamento tra traffico.
Il precedente assessore regionale all'ambiente, Conte, aveva dimostrato interesse per il completamento dell'idrovia Padova-Mare. Mi auguro - visto che Zaia è stato confermato presidente - che quell'impegno continui e soprattutto si passi dalle parole ai fatti, cioè a tutte le procedure progettuali e alle contestuali attività per inserimento dell'opera tra quelle che rientrano nei programmi e quindi nei cofinanziamenti europei.
Commenta Tino Bedin
Sono tutte buone ragioni quelle indicate da Cesarina Sanavio. Devo dire che per la mia generazione, che ha visto nascere l'opera e quasi subito bloccarsi, la realizzazione dell'idrovia Padova-Venezia sarebbe anche un rendere onore alla lungimiranza di amministratori locali che tanti decenni fa avevano immaginato un sistema integrato fra Padova e Venezia, sistema di cui l'idrovia avrebbe dovuto essere la cerniera.
Due altre considerazioni.
Allo stato attuale non si tratta di "completare" ma di "fare" l'idrovia: ci sono i ponti, ma poco più di funzionante tra quanto è stato a suo tempo realizzato. Soprattutto l'opera fa calibrata su tutti i suoi possibili utilizzi e non più solo su quello trasportistico.
Occorre preliminarmente valutare le conseguenze dell'affluenza in laguna di un nuovo corso d'acqua: la Laguna di Venezia è un ambiente delicato e dall'equilibrio incerto, per cui ogni "novità" va attentamente soppesata. Considero questo aspetto preliminare perché non vorrei che al momento di passare dalle parole ai fatti, come chiede Cesarina Sanavio, nascesse qualche comitato di oppositori e che l'opera restasse inchiodata alle proteste dei cittadini.
|