Missioni militari di pace
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Arzago d'Adda (Bergamo), 29 maggio 2015

È il momento di ripensare le forme della nostra collaborazione
Il servizio civile universale
per le missioni internazionali dell'Italia

Opportuna una concentrazione della presenza italiana nel mondo

Egregio Senatore Bedin,
so che lei è stato capogruppo nella Commissione Difesa del Senato e che nella sua attività parlamentare si è occupato delle nostre missioni militari all'estero. È un tema che l'opinione pubblica segue solo quando ci sono situazioni difficili (come quella dei fucilieri di Marina e l'India) o addirittura tragiche.
Anche in queste settimane è tornata - secondo me strumentalmente da parte delle forze politiche di Destra - la proposta del "tutti a casa" per i nostri militari, come strumento di pressione per risolvere la controversia dei marò. Io non credo che sia un'idea buona per l'Italia, oltre che non la reputo risolutiva della condizione in cui l'India sta costringendo i nostri due militari. Penso invece che sia il momento di ripensare in Italia questa nostra forma di collaborazione internazionale. Nella legge delega per il riordino del Terzo Settore è introdotto anche il Servizio civile universale: potrebbe essere questo il canale per reclutare ulteriori competenze giovanili - a fianco di quelle militari - da mettere a disposizione della cooperazione internazionale, in particolare per il consolidamento delle Istituzioni nei paesi che sono in conflitto o che escono dal conflitto.
Seguendo la sua attività parlamentare ho letto che lei, senatore Bedin, ha sempre rivendicato la netta distinzione tra cooperazione allo sviluppo e interventi militari, ma gli scenari attuali non suggeriscono di considerare cooperazione allo sviluppo anche il sostegno alla costruzione di democrazie autonome ed originali nei vari paesi del mondo?

Davide Devecchi

Commenta Tino Bedin

Fa piacere che i cittadini si interessino delle missioni internazionali dell'Italia. Non si tratta di un impegno secondario: circa 4.500 militari italiani sono impegnati in 28 operazioni internazionali in 38 Paesi in giro per il mondo e le spese militari autorizzate per il periodo 1 gennaio-30 settembre 2015 ammontano a 542.177.191 euro, cui vanno aggiunti 170 milioni per i "processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e partecipazione", di cui 120 milioni servono per finanziare le forze di sicurezza, polizia compresa, in Afghanistan.
Concordo con lei che questo sarebbe il momento per riorganizzare nell'insieme la partecipazione dell'Italia al ripristino e al consolidamento della pace nel mondo. Abbiano già la nuova legge sulla Cooperazione allo sviluppo e - appunto - avremo presto il Servizio civile universale.
Intanto però sarebbe opportuno che a parità di spesa e di militari impiegati - cioè senza ritirarci dal contesto internazionale - l'Italia si concentrasse su un minor numero di missioni, avendo come obiettivo la stabilizzazione delle aree maggiormente collegate con il nostro Paese. È una riflessione da proporre in ambito Nato prima di tutto, magari arrivandoci con una posizione condivisa in Europa. Oppure potrebbe essere proprio la nostra Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera e la sicurezza, a prendere l'iniziativa.

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15-di-030
30 maggio 2015
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Tino Bedin