Sono in attesa di capire bene da qualcuno perché il disegno di legge sulla scuola sia così "nefando"...
In altri tempi, l'immissione in ruolo di 100.000 docenti sarebbe stata salutata da sindacati e docenti come un successo grande.
La maggiore autonomia è stata spesso invocata dagli operatori scolastici.
Il preside, con a fianco altre figure, come individuate dagli emendamenti approvati, può assumere un ruolo centrale.
Un po' di meritocrazia vera? Magari, fosse la volta buona! Come docenti sappiamo bene che in qualche scuola qualcuno di noi non è adatto o svolge con impegno insufficiente i suoi obblighi. Quella di docente non può essere una professione irreversibile sempre e comunque, ma da valutare e differenziare tra docenti con criteri seri e oggettivi anche sul piano economico.
Ma Camusso e company nelle interviste tv pensano alla scuola come a posti di lavoro per il personale. Non si sono accorti che nella scuola è invece centrale l'allievo!
So bene che ciò urta contro la cultura e la prassi incrostata (già la riforma Berlinguer docet dal punto di vista della valutazione), ma a mio avviso, il tentativo di scardinarla va provato.
Commenta Tino Bedin
La competenza professionale e parlamentare di Dino Scantamburlo mi inducono a pensare che le questioni da lui poste siano ben fondate.
Aggiungo solo qualche interrogativo su un altro piano, quello politico: i seicentomila che hanno scioperato contro la riforma dicono che il dissenso nel mondo della scuola è largo. Il Partito democratico non è tenuto a farsi carico di questo dissenso? Anzi, prima ancora del dissenso, della frustrazione di centinaia di migliaia di insegnanti, che non hanno più uno status sociale, che hanno gli stipendi bloccati da sei anni, che sono ogni giorno testa a testa con due delle trasformazioni epocali della società, quella tecnologica e quella multiculturale, senza avere i sostegni necessari. È vero: la scuola è per gli allievi, ma a fare scuola sono gli insegnanti.
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