Ci sono due notizie a mio avviso che offrono uno spaccato molto preciso dell'amministrazione Bitonci: l'incontro nei quartieri a Brusegana e la disdetta del Comune ad alcune prestigiose associazioni (con taglio delle relative quote di adesione).
A Brusegana il 9 aprile si è presentato un numero di cittadini vistosamente inferiore rispetto ai primi incontri ed il trend negativo si conferma. Probabilmente la metodologia dei 3 minuti di "confessionale" non soddisfa il cittadino che preferirebbe un confronto, magari insieme ad altri cittadini, a rappresentanti di comitati, di associazioni, di referenti attivi nel territorio. Invece il metodo bitonciano è quello di portarsi appresso uno stuolo di candidati alle prossime regionali (Boron, Marcato, Buffoni) e di giocarsela vis a vis con ogni singolo cittadino senza possibilità di contradditorio.
Bitonci d'altronde è colui che ha eliminato di fatto i nuovi organismi di partecipazione nei quartieri che pure erano stati incardinati nello statuto comunale. Ha preferito imboccare una scorciatoia sbagliata saltando il consiglio comunale e creando degli organismi che fossero ad uso e consumo della sua maggioranza e non strumento di partecipazione. Come noto questo suo provvedimento è stato sospeso dal Tar su ricorso del Pd, Tar che a maggio dovrebbe fornire la sua sentenza. Ma al sindaco va molto bene così: perché faticare a trovare accordi condivisi con degli organismi locali di quartiere o stimolare la partecipazione ed il confronto coi cittadini attraverso incontri pubblici aperti? Molto più comodo promettere la soluzione del piccolo problema davanti casa che fornire a tutti una visione sul futuro della città o di un quartiere. E' la logica del piccolo cabotaggio: ti metto a posto il tuo tombino e tu me ne sarai grato.
La mancata adesione poi del Comune a importanti associazioni di alto valore sociale e civile come Avviso Pubblico, Città sane e molte altre per un pugno di euro di risparmio denota l'assoluta non sensibilità di questa amministrazione verso queste realtà che rappresentano per Padova una assoluta eccellenza. Considerare ogni volta sprechi gli investimenti fatti in passato per collaborare con una serie di associazioni significa rinunciare a lasciarsi provocare e stimolare da iniziative e contenuti che sono parte della vita della comunità e che peraltro coinvolgono migliaia di nostri cittadini. Ancora una volta come per gli organismi di quartiere vi è la presunzione che ogni strumento vivo del territorio sia un orpello inutile e che sia sufficiente relazionarsi direttamente col sindaco e il suo team.
A monte di questi due fatti citati vi è una mentalità purtroppo di corto respiro, molto verticistica e solo apparentemente democratica; una visione insomma che propone un teorico rapporto diretto cittadino-sindaco (anche la giunta è vista come un fastidio necessario) con tre minuti all'anno a disposizione dei 4 gatti che partecipano agli incontri e senza "scocciature" con associazioni ed altri organismi che sono invece parte integrante della vita di ogni giorno nei nostri quartieri.
Gianni Berno consigliere comunale Pd
Commenta Tino Bedin
Il sito del Comune di Padova riporta ancora questa notizia: "Durante il Meeting europeo di Città Sane, che si è svolto ad Atene dal 22 al 25 ottobre 2014, Padova è stata premiata con un attestato in quanto una delle poche città che hanno partecipato a tutte le 5 fasi del movimento Città Sane Oms". Padova faceva parte del circuito "Città sane" dal 1987; era sindaco Settimo Gottardo e da allora nessuno - fino a Bitonci - aveva interrotto i rapporti con l'Organizzazione mondiale della sanità.
Non è solo il venir meno di questa caratteristica di Padova che dispiace. È pericoloso che per cinquemila euro all'anno Padova si isoli, non ritenga importante contribuire a dibattiti e ricerche sulla salute, riduca la vocazione internazionale che le deriva dalla sua Università e dal suo Santo. La demagogia del localismo è una tristezza.
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