Asili nido a Padova
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Padova, 31 marzo 2015

L'inutile norma introdotta dalla giunta di Padova
Il criterio della residenzialità
anche per i nidi delle scuole paritarie padovane?

I padovani avrebbero gradito di più una riduzione delle rette

Quando si pensa alle scuole private paritarie dell'infanzia, si ha l'idea di un segmento straordinario dell'educazione dei bambini, determinante a garantire un servizio importante alle famiglie dei padovani vecchi e nuovi. E questo da decenni. Per il servizio che svolgono ricevono un contributo da Stato, Regione e Comune che aiuta, seppur in modo sempre scarsamente adeguato, a coprire gli oneri di gestione per il lavoro professionale e riconosciuto che svolgono. Ma veniamo al problema.
Sappiamo che molte scuole paritarie della città, che sono circa il 70% di tutte le scuole dell'infanzia, hanno iniziato anche il servizio di "nido integrato" con bambini dai 12 ai 36 mesi. Naturalmente tutti servizi accreditati dal Comune.
Attualmente le paritarie con "nido integrato" contano circa 300 posti per la sola fascia di bambini dai 12 ai 36 mesi, cioè con l'età degli stessi bambini che frequentano i nidi comunali e che hanno l'obbligo della residenzialità di almeno un genitore per avere maggiorato i loro punteggio: 20 anni 5 punti, 15 anni 4 punti, 10 anni 3 punti, così come deciso dal sindaco e dalla maggioranza in Consiglio Comunale. Siccome sappiamo anche che, alle paritarie, viene assegnato annualmente un contributo pari a circa 1,5 milioni di euro per i bambini residenti nel Comune di Padova, di cui almeno 500.000 euro per i bambini da 12 a 36 mesi, mi chiedo se, per continuare a dare il contributo, il sindaco obbligherà le scuole paritarie ad attenersi al medesimo regolamento proposto dal Comune.
Qualora il sindaco esigesse il rispetto del regolamento quale condizione per il contributo, chi gestisce le paritarie farebbe l'unica cosa giusta da fare: consegnare le chiavi al sindaco che dovrebbe accollarsi tutti gli onerosi costi caricandoli sul bilancio comunale. Se il contributo comunque continuerà a venire assegnato, mi sembra evidente la perfetta contraddizione in termini: dare dei soldi a chi non rispettale regole stabilite dal Comune che è l'ente stesso che dà il contributo. Oppure, come se niente fosse, far passare sotto silenzio, non il contributo alle paritarie che è doveroso e anzi dovrebbe essere adeguato, ma la madornale contraddizione dell'amministrazione che continua a navigare nel mare dell'ideologia e non del saggio governo della città creando assurde discriminazioni nel confronti dei cittadini più piccoli.
Le 300 firme raccolte da genitori contro la discriminazione del regolamento soprattutto sulla residenzialità e snobbate dall'assessore Brunetti, forse fanno capire che un certo malessere esiste. Non so se l'assessore Brunetti potrà ancora dire, specularmente al sindaco: "Noi applichiamo il programma votato dai cittadini che ci hanno eletto". Un po' pochetto come giustificazione e certamente non è una risposta. Oppure l'assessore ai servizi sociali e alla scuola dirà che i cittadini hanno votato anche gli oltre 5 milioni di taglio ai servizi sociali, transitati verso l'aumento dei circa 4 milioni assegnati alla Polizia Locale che troviamo nel bilancio 2015? Oppure aspetta che le famiglie urlino davanti alla sua porta?

Nereo Tiso

Commenta Tino Bedin

È da augurarsi che anche la situazione concreta delle scuole paritarie - bene illustrata da Nereo Tiso - faccia tramontare presto l'inutile regolamento sull'accesso ai nidi comunali. L'inutilità è data dall'assenza di liste d'attesa. Non resta che la motivazione propagandistica: pericolosa sempre; brutta se applicata ai bambini e alle giovani famiglie.
Il messaggio più negativo riguarda proprio i giovani che arrivano a Padova per studio o per lavoro: è come se gli fosse detto di non metter su famiglia a Padova, perché sono "foresti" e le tasse non le hanno pagate qui.
C'era un modo più positivo - e anche più sostenibile - per fare propaganda col motto "Prima i padovani": estendere le riduzione di retta anche sulla base degli anni di residenza. In questo modo si sarebbe allargata la platea dei bambini frequentanti, si sarebbe data una risposta alle difficoltà di molte giovani famiglie, si sarebbe affermato il valore sociale dei nidi. Naturalmente ci vogliono risorse finanziarie: magari un po' di quelle citate da Nereo Tiso?

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Tino Bedin