Informazione e terrorismo
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Aosta, 18 marzo 2015

Non ha avuto successo l'invito dell'Ordine dei giornalisti
Oscuramento mediatico delle atrocità
Raccontare tutta la verità, senza cedere alla spettacolarizzazione

Caro senatore Bedin,
vedo che i giornalisti non si ascoltano neppure tra di loro. Mi riferisco alla insistente messa in onda di immagini diffuse dall'Isis; messa in onda che amplia la propaganda terroristica. Ho letto che l'Ordine nazionale dei Giornalisti ha preso posizione al riguardo osservando che "la trasmissione di esse rischia di diventare cassa di risonanza della propaganda mediatica dell'Isis e di alimentare una escalation di violenza incontrollabile. Il fatto, poi, che alcuni di questi video possano essere costruiti con fotomontaggi per aumentarne la drammaticità non esonera, bensì aggrava la responsabilità deontologica dei direttori responsabili preposti al controllo delle fonti".
La posizione è stata assunta assieme al Consiglio nazionale degli Utenti, insediato presso l'Agcom. Insieme i due organismi "ritengono che la trasmissione di questi video, ed in particolare di scene particolarmente drammatiche, non rispondono in alcun modo al legittimo diritto di cronaca, che può essere comunque esercitato dando la notizia senza questo genere di immagini. Pertanto il Consiglio Nazionale degli Utenti e l'Ordine Nazionale Giornalisti chiedono agli Organi di controllo preposti di monitorare l'eventuale violazione dei codici deontologici di settore e, allo stesso tempo, rivolgono un invito alle emittenti televisive e agli organi di stampa perché si astengano per il futuro dal mandare in onda questi video".
Mi pare però che i risultati non siano ancora quelli che anch'io mi auguro: l'oscuramento mediatico di queste atrocità.

Vittorio Rocca

Commenta Tino Bedin

Il problema che il lettore solleva fa parte della difficoltà profonda dell'informazione: fino a dove arriva la notizia e da dove comincia lo spettacolo, nel caso citato uno spettacolo macabro e terrificante.
Io credo che la notizia vada data tutta. La verità è la condizione essenziale della libertà e della reazione all'ingiustizia e all'atrocità. Quello che serve alla verità spesso non ha però bisogno di "spettacolo"; altrimenti si ottiene quello che sempre i "giustizieri" hanno considerato e considerano parte essenziale della loro attività di morte: la rappresentazione pubblica. I patiboli sono sempre stati piantati sulle piazze e il popolo è stato costretto a guardare.
Hanno dunque ragione Ordine dei giornalisti e Consiglio degli utenti.

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15-di-018
8 aprile 2015
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Tino Bedin