Studenti minorati in Veneto
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Albignasego (Padova), 30 gennaio 2015

La Regione Veneto non ha provveduto a colmare il vuoto
lasciato dal riordino delle Province

Gli studenti sordi e ciechi senza sostegno a scuola
Una grave incuria istituzionale che mette in discussione l'idea della società dell'inclusione che fa vivere ai ragazzi opportunità e non differenze

Per 149 studenti sordi, ciechi o pluriminorati, che frequentano scuole di vario ordine e grado della Provincia di Padova, finisce gennaio e non sanno se fra un altro mese (o al massimo fra altri due mesi) potranno contare sul Servizio di integrazione che da 15 anni è svolto da operatori specializzati della Provincia di Padova (assistenti alla comunicazione, meglio noti con la qualifica di ripetitori/lettori). Nella stessa incertezza sono anche i 104 assistenti alla comunicazione, che ad oggi non sanno quello che dovranno fare (e se faranno qualcosa).
La situazione della provincia di Padova è uguale in tutto il Veneto; l'unica differenza è che nelle altre province il Servizio di integrazione per gli studenti sordi e ciechi è stato appaltato a cooperative con contratto che finisce con l'anno scolastico; solo a Padova l'Amministrazione provinciale lo gestisce in proprio. Comunque la drammatica incertezza riguarda tutto il Veneto.
All'origine di quest'altro taglio preannunciato (e comunque già doloroso per l'incertezza) non c'è una questione di soldi: c'è l'incapacità di gestire in Veneto una riforma, come quella delle Province, che ne ha cambiato natura e ne ha trasferito le competenze ad altri enti, lasciando all'autonomia regionale come organizzare al meglio i servizi sul territorio. Il Veneto non ha finora fatto nessuna legge di riordino delle Province. Così si è creato un vuoto normativo che si scarica sugli alunni con disabilità, sui lettori e sulle famiglie.
Io conosco una di queste famiglie e mi pare incredibile che il presidente della Regione Luca Zaia non abbia avuto il tempo di dedicarsi ad una situazione prevista fin dall'aprile dell'anno scorso e quindi gestibile almeno nelle situazioni più contingenti. Se vengono "prima i veneti", la Regione Veneto dovrebbe applicare il principio prima per se stessa, cioè dare la precedenza ai cittadini rispetto alle beghe di partito e alla propaganda per le prossima elezioni regionali.

Assunta Gironi

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Almeno un intervento d'urgenza la Giunta Zaia avrebbe potuto già metterlo in atto, visto non può dire di non sapere. Passati otto mesi dall'approvazione della riforma delle Province senza che nulla fosse deciso, l'assessore provinciale padovano al sociale Luigi Bisato (sindaco di Noventa Padovana) a dicembre si è premurato di allertare la Regione Veneto: "La riforma Delrio ha limitato funzioni e competenze delle Province, escludendo il sociale. Dal primo gennaio non potremo più stanziare una somma pari a 1,4 milioni annui per pagare i 150 operatori del servizio di integrazione scolastica. Chiediamo alla Regione di farsi carico del problema e di affrontare il vuoto normativo che si è creato". E Luigi Bisato ha anche provveduto a trovare i soldi della Provincia per non interrompere il servizio, almeno per la prima parte dell'anno.
Come vede c'è anche un problema di soldi, ma più grave è l'incuria istituzionale, cioè non partecipare per le proprie competenze ai percorsi di riforma e di aggiornamento delle normative. Molte altre regioni hanno provveduto, il Veneto no. Eppure - oltre che un'urgenza - intervenire era una opportunità: quella di coinvolgere tutti i comuni del territori per ripensare insieme l'organizzazione dei servizi, magari valorizzando direttamente le conferenze dei sindaci delle Ulss.
Questa incuria istituzionale è tanto più dannosa perché riguarda un'idea di società dell'inclusione che l'Italia ha insegnato all'Europa a partire dagli anni Settanta, con la chiusura degli istituti speciali per gli studenti minorati e l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità. È L'idea della scuola per tutti. È un progetto educativo che coinvolge tutti i ragazzi italiani, facendo loro sperimentare un ambiente di opportunità e non di differenze.

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Tino Bedin