Il rapporto ha un titolo che dice già tutto: "Grandi diseguaglianze crescono". È appena stato presentato da Oxfam, la confederazione di 17 organizzazioni non governative de Regno Unito, e ne abbiamo letto oggi la sintesi sui giornali italiani. La sintesi è questa: entro pochi mesi l'1 per cento della popolazione mondiale avrà più ricchezze del restante 99 per cento. Non perché succederà qualcosa di straordinario, ma perché continuerà il normale trend di allargamento della forbice tra i pochi ricchi e tutti gli altri, allargamento che continua da decenni.
Questo "traguardo" simbolico è davvero eloquente per chi vuole ascoltare: dice chiaramente che il "mercato" non si regola mai da solo, né negli anni delle vacche grasse né negli anni delle vacche magre.
Le più insopportabili disparità si sono create infatti nei Paesi emergenti, dove il prodotto interno lordo è continuato a crescere in questi anni dove milioni di persone sono uscite dalla povertà estrema, ma dove le politiche pubbliche di redistribuzione del reddito e di welfare sono poche o addirittura assenti.
La diseguaglianza è cresciuta anche dove c'è stata la crisi. "Repubblica" ha pubblicato ieri un approfondimento sui patrimoni degli italiani durante gli anni della crisi. La sintesi è questa: "Nel 2008 la ricchezza netta accumulata dal 30% più povero degli italiani, poco più di 18 milioni di persone, era pari al doppio del patrimonio complessivo delle dieci famiglie più ricche del Paese. Cinque anni dopo, e siamo nel 2013, sorpasso e doppiaggio sono già consumati: le dieci famiglie con i maggiori patrimoni sono diventate più ricche di quanto lo sia nel complesso il 30% degli italiani (e residenti stranieri) più poveri".
Fino a quando gli italiani, ma in generale tutti i cittadini dell'Occidente, continueranno a credere che la globalizzazione possa essere non governata dalla politica?
Commenta Tino Bedin
L'incanto dei soldi (degli altri) è duro a morire, nonostante siano sempre più evidenti le conseguenze dell'idolatria del mercato, cui milioni di persone si sono convertite perché non credono più alla politica. L'impoverimento della classe media occidentale è una condizione che decine di milioni di persone soffrono, ma non si è creata una domanda politica da questa sofferenza.
Invece è proprio dalla politica che può venire il superamento di una situazione che proprio per lo squilibrio rende instabili le società e i rapporti tra le società. La leva essenziale è quella della redistribuzione del reddito. Barack Obama infatti ha previsto nuove forme di tassazione delle ricchezze finanziarie, il cui ricavato sarà destinato alla classe media. L'altro strumento - anche questo utilizzato da Barack Obama - è il massiccio intervento pubblico nell'industria. Infine gli Usa hanno allargato lo Stato sociale con una maggiore protezione sanitaria della popolazione.
Anche da noi chi invoca l'America farebbe bene a copiarla.
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