Questa settimana abbiamo dovuto assistere ad un'altra forzatura apparentemente giuridica nei confronti della famiglia. La sezione famiglia della Corte d'Appello di Torino ha ordinato all'ufficiale di stato civile del comune di Torino di trascrivere la nascita di un bambino come figlio di due mamme. Le due donne, il cui matrimonio era stato riconosciuto in Spagna, al momento della sentenza risultano addirittura divorziate. Cioè non esiste più nemmeno il loro matrimonio.
Ora non è previsto da nessuna legge italiana (e non si può invocare neppure la Costituzione) che un cittadino italiano possa essere figlio di due madri e che non figuri nessun padre (che ovviamente esiste). Non lo prevede il Codice civile, né il diritto di famiglia. La stessa legge 40 sulla fecondazione assistita prevede la fecondazione eterologa sono con in padre e una madre.
Siamo stanchi di vedere che le norme non nascono in Parlamento ma in qualche tribunale o in qualche ufficio di stato civile.
Commenta Tino Bedin
Concordo con lei che non c'è rispetto per il Parlamento e non c'è rispetto per la famiglia. Prima di tutto però non c'è rispetto per il figlio, che viene subordinato a presunti diritti soggettivi degli adulti.
Ancora più belle mi paiono in questo scenario inquietante alcune recenti parole di Papa Francesco sulla famiglia e sul matrimonio.
Nel nostro tempo il matrimonio e la famiglia sono in crisi. Viviamo in una cultura del provvisorio, in cui sempre più persone rinunciano al matrimonio come impegno pubblico. Questa rivoluzione nei costumi e nella morale ha spesso sventolato la "bandiera della libertà", ma in realtà ha portato devastazione spirituale e materiale a innumerevoli esseri umani, specialmente ai più vulnerabili. È sempre più evidente che il declino della cultura del matrimonio è associato a un aumento di povertà e a una serie di numerosi altri problemi sociali che colpiscono in misura sproporzionata le donne, i bambini e gli anziani. E sono sempre loro a soffrire di più, in questa crisi.
La crisi della famiglia ha dato origine a una crisi di ecologia umana, poiché gli ambienti sociali, come gli ambienti naturali, hanno bisogno di essere protetti. Anche se l'umanità ha ora compreso la necessità di affrontare ciò che costituisce una minaccia per i nostri ambienti naturali, siamo lenti - siamo lenti nella nostra cultura, anche nella nostra cultura cattolica - siamo lenti nel riconoscere che anche i nostri ambienti sociali sono a rischio. È quindi indispensabile promuovere una nuova ecologia umana e farla andare avanti.
Occorre insistere sui pilastri fondamentali che reggono una nazione: i suoi beni immateriali. La famiglia rimane al fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale. I bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva.
L'impegno definitivo nei confronti della solidarietà, della fedeltà e dell'amore fecondo risponde ai desideri più profondi del cuore umano. Pensiamo soprattutto ai giovani che rappresentano il futuro: è importante che essi non si lascino coinvolgere dalla mentalità dannosa del provvisorio e siano rivoluzionari per il coraggio di cercare un amore forte e duraturo.
La citazione è lunga, perché le parole sono importanti. Tutte. C'è un concetto che comunque sottolineerei per una riflessione antropologica: quello dell'attenzione all'ecologia umana, nella quale sono in gioco i beni immateriali di una nazione.
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